Per me il bello è stato Giovanni
Giri, che però non è nuovo, mentre il nuovo avrebbe potuto essere Giancarla
Grilli o Alessandro Rovazzani, che però non sono apparsi belli. Chiarisco. Di
Giovanni Giri mi è piaciuto il suo ponderato argomentare e la sua idea di fondo
che un corretto e armonico sviluppo urbanistico di una città deve riguardare il
territorio nel suo complesso e non già singole particelle di esso. Ma Giri non
è il nuovo, perché i suoi concetti sono stati già elaborati da altri e anche
sviluppati in ben diversa direzione, rispetto alla sua. Insomma, una lezione
da professore ma non da imprenditore.
Giancarla Grilli potrebbe essere
il nuovo, ma non il bello, in quanto non si confà a una signora usare l’invettiva
come modalità comunicativa. Alessandro Rovazzani non ho avuto il piacere di
ascoltarlo per un impegno di una mezzoretta che mi ha costretto a lasciare la
sala consiliare, cosicché non ho sentito né lui ne Sauro Pigini. Ma mi sono
arrivate molte telefonate di biasimo sul suo comportamento. Poi dirò perché, ma
qualcosa avevo capito ascoltando la dichiarazione di voto di Pina Citaroni.
Di Loredana Zoppi mi è piaciuta
la sua solita incisività a prescindere dai contenuti, che comunque non sono
stati da sottovalutare. Di Sauro Pigini ho già detto. Come si vede mi sono
orientato più sullo stile dei singoli oratori che sul contenuto dei loro
interventi, perché spesso la forma, soprattutto in politica, è anche sostanza,
e una cattiva forma è anche cattiva sostanza.
Prendiamo ad esempio il
rivolgersi di alcuni consiglieri della minoranza ai colleghi della maggioranza
con toni odiosamente paternalistici. “Ma che fate, pensateci bene. Venite sulle
nostre posizioni, le uniche giuste. Siete un po’ obnubilati, lo capiamo, ma non
fatevi abbindolare. Svegliatevi, non votate questa robaccia. State sbagliando e non
ve ne rendete conto”, e via con queste stucchevoli e antipatiche menate
paternalistiche. Come non bastasse, eguale intrusione nella sfera delle libertà personali è stata attuata anche nei confronti del segretario generale, che è un semplice funzionario.
Insomma, bolsa e insinuante retorica
che induce a considerare rinsavito chi abbandona le proprie posizioni per
venire sulle nostre, mentre considera un voltagabbana o un traditore chi dalle
nostre posizioni passa a quelle dell’avversario. E poi: “Voi votate per una cosa che non
conoscete e vi rassegnate a seguire gli ordini del padrone. La realtà la
conosciamo noi che non ci lasciamo irretire dai potenti”. Ecco una cattiva forma
che diventa cattiva sostanza. Tutto ciò è mancanza di rispetto per la persona,
per il collega e per la stessa istituzione Consiglio comunale, e chi la subisce
dovrebbe sentirsene mortalmente offeso. Essere trattati da bambini idioti non
fa piacere a nessuno.
Comunque, anche questo consiglio
comunale ha messo in evidenza una consolidata unità d’amorosi sensi - che personalmente non apprezzo - tra i
gruppi di minoranza. Ma non perché hanno tutti
votato No al Burchio – ho già detto sopra che era scontato – bensì perché tutti
indistintamente hanno detto di non essere contrari agli alberghi. Qualcuno ha detto
che gli andrebbe bene persino quello del Burchio, se non ci fossero le villette
intorno. Un giorno parleremo anche di questo, se sia più “ambientalmente
corretto” un albergo o una villetta.
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