Un valente esponente dell’opposizione
– non chiedete il nome che non ve lo diciamo – ebbe a dire in consiglio
comunale che non si può governare con il 20% dei suffragi, evidentemente
rivolgendosi al sindaco Mozzicafreddo. Ma questo è un parere antidemocratico, e lo è per più
di un motivo.
Il primo è che il 23,64% dei
suffragi – dato della lista Insieme alla gente – ha regalato ai vincitori delle ultime
elezioni 11 consiglieri comunali più il sindaco, contro i 5 assegnati alle
opposizioni. 12 contro 5 basta e avanza per governare, soprattutto se si tratta
di una maggioranza coesa e politicamente omogenea.
Questa è la regola della
democrazia e del maggioritario: chi prende più voti governa e se ne parla fra
cinque anni.
Le regole sono essenziali non
solo in democrazia ma in ogni ambito della vita in società, e vanno
tassativamente rispettate. Anche perché sono state adottate in conformità e nel
rispetto di una legge fondamentale, invincibile e originaria che legittima
tutte le leggi: la Costituzione. Chi nega questa evidenza non potrebbe nemmeno
essere chiamato cittadino.
Lo Stato è infatti
l’organizzazione politica di un popolo all’interno di un territorio chiuso dove
vigono certe regole, e non altre, uguali per tutti. Ma, si dirà, la maggioranza
Mozzicafreddo è tale in consiglio comunale ma non nella società, dove è invece
infima minoranza.
Questa affermazione è ancora più
anti democratica di quella che l’ha preceduta, perché esclude in partenza la
libertà di pensiero e il libero arbitrio. Cioè dà per scontato che i cittadini
di fronte a una buona amministrazione della città non possano manifestare al
governo in carica, magari tacitamente, il proprio apprezzamento. Chi la pensa
così esprime un pregiudizio, che è il peggiore dei vizi nonché prerogativa dei
trinariciuti.
Sciolta una lode al libero
pensiero e all’autonomia delle deliberazioni, ci sentiamo di fare altrettanto
con Porto Recanati a Cuore, che a quanto sappiamo ha saputo dire no all’ammucchiata
che si sta preparando in vista di un obiettivo che non tutti hanno capito. E
pensiamo lo abbia fatto in nome della propria libertà di giudizio. Per questo siamo
convinti che Rovazzani abbia perfettamente capito quel che si sta preparando in
certi ambienti politici e para politici.
Dica pure no al Burchio,
Alessandro Rovazzani, perché se è nelle sue convinzioni è anche nelle sue
facoltà. Ma lo faccia con motivazioni altre rispetto a quelle dell’ammucchiata.
Anche se il puparo non è d’accordo.
Il 23% è una canzonetta che non avremmo mai sentito se Città mia o Upp avessero vinto con la stessa percentuale. Andando alle elezioni con 6 liste anche i più digiuni di politica potevano ipotizzare che con 1300 voti si sarebbero vinte le elezioni. Pertanto è ora che questi signori la facciano finita con questa canzonetta
RispondiEliminaCaro Blogger strano non ricordare nel marzo 2014 il nostro Rovazzani con Paese Vero e Alternativa Civica organizzarono all auditorium una manifestazione contro la realizzazione del Burchio.Svanito il sogno di essere il candidato sindaco il nostro Rovazzani e il suo movimento rimasero a piedi e alla fine appoggiarono l Ubaldi con preferenza alla Sabbatini. Nell autunno del 2014 prima che la giunta Montali votasse il no al Burchio,Rovazzani organizzò all Hotel mondiale una manifestazione in favore del Burchio...Come vedi Rovazzani e il suo movimento difficilmente riescono ad essere coerenti con sé stessi e gli altri.
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