Il Piano
regionale dei porti parla del turismo nautico, e dice che
“negli ultimi anni l’interesse attorno al settore dei porti turistici è
cresciuto enormemente soprattutto grazie alla consapevolezza delle ricadute
economiche e occupazionali che il comparto è in grado di generare”.
E ancora. “Numerosi sono i settori economici
che ruotano attorno alla nautica da diporto, vedi cantieristica, servizi di
manutenzione e settori tipici del turismo come la ristorazione, l’alberghiero,
il commercio, ecc”. E poi: “per rilanciare il turismo nautico ed innescare un
volano di sviluppo per tutti i settori di eccellenza del territorio, si rende
necessario incrementare notevolmente il numero dei posti barca”.
Secondo il Piano, la nostra regione avrebbero bisogno di 4.000 nuovi posti barca. Nelle Marche, le
località iscritte nel Piano dei porti sono nove, e tra esse c’è anche Porto
Recanati. Ebbene, otto di queste località hanno il porto, mentre Porto Recanati,
che ce l’ha nel nome. non ce l’ha nei fatti.
Eppure alcuni
anni fa fu fatto un bando di gara internazionale – sotto l’egida della Regione
Marche – per l’appalto dei lavori di costruzione del porto. Gara che è stata
vinta da un associazione temporanea di società: la Donati Costruzioni di Roma e
la Besix di Bruxelles.
Progetto pronto,
carotaggi fatti, sembrava si dovesse partire da un momento all’altro, mentre invece
arriva una lettera dell’assessore regionale Paola Giorgi che dice: “Stiamo parlando dell'esecuzione di un'infrastruttura
privata che coinvolge beni pubblici e un ambiente estremamente dinamico e
sensibile come quello della fascia costiera. Il tratto di litorale di Porto
Recanati, in cui è stata richiesta la concessione per un ridosso per la nautica
da diporto, è fortemente degradato per tutta una serie di fattori e concause
legati a interventi effettuati nei decenni passati senza le dovute valutazioni
ambientali e strategiche. L'intervento in questione, la richiesta di
concessione demaniale marittima per un ridosso a riqualificazione del
waterfront di Porto Recanati, deve seguire tutte le procedure di verifica
ambientale, i principi precauzionali e le misure compensative che garantiscano,
in ottica sostenibile, interessi pubblici e privati. E la richiesta ha avuto
esito positivo, ovviamente nel rispetto delle prescrizioni assegnate, e lo
stesso Comune di Porto Recanati è stato ammesso alla successiva fase di
progettazione. E’quindi necessario concertare con tutti i portatori di
interesse un intervento sostenibile sul lungo periodo e di riqualificazione del
tratto di litorale interessato che deve restare un bene a disposizione
dell’intera collettività”.
Qui si potrebbero fare una decina di considerazioni, ma
per capire come stanno le cose basta concentrarsi sul concetto di “misure
compensative”. Ecco cosa si intende per interesse pubblico. I problemi di Porto
Recanati non sono di interesse pubblico. Sa qualcuno dire perché?
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