“Multe per chi
diffonde notizie false su social media o siti non espressione di giornalismo
online, contrasto dell'anonimato e obbligo per i gestori delle piattaforme
informatiche di monitorare costantemente i contenuti che circolano al loro
interno. E reclusione fino a due anni per chi si rende responsabile di
campagne d'odio contro individui o volte a minare il processo democratico”.
Sono i punti
cardine di una proposta di legge contro le cosiddette fake news presentata qualche settimana fa in Senato
intitolata “Disposizioni per prevenire la manipolazione dell'informazione
online, garantire la trasparenza sul web e incentivare l'alfabetizzazione mediatica”.
“Il
provvedimento è un primo passo per aprire un dibattito più ampio che non
riguardi solo il mondo politico – ha detto la prima firmataria del
provvedimento Adele Gambaro – ma tutti gli attori della società civile. Non vogliamo mettere un bavaglio al web né
sceriffi, ma normare quello che è diffuso e non ha regole”
“Internet ha
sì ampliato i confini della nostra libertà dandoci la possibilità di esprimerci
su scala mondiale – scrivono i legislatori per spiegare la filosofia che li ha
mossi – ma la libertà di espressione non può trasformarsi semplicemente in un
sinonimo di totale mancanza di controllo, laddove controllo, nell'ambito
dell'informazione, vuol dire una notizia corretta a tutela degli utenti”.
Il
provvedimento parla di 5 mila euro di multa per i trasgressori e non meno di
due anni di carcere e 10 mila euro di multa per i conduttori di campagne d’odio
contro le persone. Ci sarebbe ancora da dire molto su leggi e tecnologie per
prevenire o reprimere certi comportamenti sui social, ma poi dobbiamo tutti
convenire che tornare indietro non si deve perché con una società globalizzata
è più facile vivere in pace e prosperità – per dirla con Mark Zuckerberg.
Ma pure
bisogna fare i conti con chi con i suoi comportamenti rappresenta una minaccia
per la civile convivenza. E allora, se anche non funzionasse la moralizzazione
preventiva dei social, ben vengano le multe e il carcere, perché è morale anche
punire chi si è macchiato di una colpa grave contro la persona. E chi approfitta dei social per
diffondere odio e calunnie deve avere una punizione doppia.
Perché altro
è farsi belli raccontando fole sui propri meriti, altro è calunniare, offendere e
gettare discredito sugli altri. E dunque tremate pataccari, provocatori e
calunniatori del web.
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