domenica 28 maggio 2017

Ambiente senza ambientalisti


Causa problemi di connessione internet, per qualche giorno ho trascurato i miei impegni con Società Civile. Devo rimediare. Per questo mi occuperò della importante, controversa e lunga questione dell’ambiente e dell’ambientalismo.

Da uno sguardo generale sul fenomeno ambiental-ismo, la prossima volta passerò a trattare della realtà locale, fino a cercar di capire se a Porto Recanati esiste veramente un problema ambiente. 

Ma parlare di ambientalismo è mortalmente noioso, per cui mi limiterò a dire poche cose. Innanzitutto che si tratta di un’ideologia che presume e pretende di essere l’unica ad avere a cuore i cosiddetti problemi dell’ambiente.

L’ambientalismo è di sinistra sinistra, ovviamente, perché fu proprio Lenin a suggerire di cavalcare i movimenti – visto che gli operai dell’occidente avanzato di fare la rivoluzione non volevano proprio saperne. Essendo di sinistra – per davvero o per opportunismo – gli ambientalisti non potevano e non possono non essere – per davvero o per opportunismo – anticapitalisti, cioè anti occidentali, cioè terzomondisti. Insomma, il progresso e il benessere gli fanno schifo. Ma per davvero?

Ambientalismo vuol dire anche lotta ai cambiamenti climatici, quelli che la Società Italiana di Fisica non ammette come minaccia sperimentalmente attuale ma semplicemente come previsione basata su modelli matematici. C’è una bella differenza tra previsione astratta e dato di fatto.

Giusto per fare un esempio, una cinquantina di anni fa – anno più, anno meno – si diceva in ambienti mondiali qualificati che entro trent’anni l’inquinamento atmosferico avrebbe oscurato il sole e causato un raffreddamento della terra tale da far scendere la temperatura media di circa dieci gradi. Saremmo morti tutti congelati, in pratica.

Oggi, gli stessi ambienti prevedono un innalzamento della temperatura di altrettanti gradi, con la conseguenza che noi terrestri finiremo presto per morire arrostiti dai raggi solari. Ecco, queste previsioni non sono piaciute alla Società Italiana di Fisica, che infatti nel 2015 si è rifiutata di ratificare l’accordo di Parigi sul clima.

Gli “ismi” non hanno risolto mai niente, anzi. Come la chiesa ha bisogno di peccatori e i comunisti di proletari, così gli ambientalisti hanno bisogno del fumo delle ciminiere, perché senza verrebbe meno la loro stessa ragion d’essere. 

Ora, noi non neghiamo che si debba difendere l’ambiente, ma ci piacerebbe farlo senza ambientalisti.

Faccio ora un piccolo approccio a ciò che ci riguarda. 

Un amico – sapendo come la penso – mi ha recapitato questo post di Italia Nostra su una frase detta dal sindaco Mozzicafreddo in consiglio comunale. “Da dove vengono i soldi internazionali non spetta a noi saperlo”. Questa, secondo Italia Nostra, è la frase, e quelle che seguono sono le sue considerazioni “Stupefacente!! Appena si spargerà la voce che a Porto Recanati c’è un amministratore pubblico che dice queste cose: ci penseranno anche i Narcos a investire i loro sporchi soldi sul mattone. Che ne pensa Libera?”. I soldi di cui parla Italia Nostra sono quelli della Coneroblu.

A parte il fatto che Mozzicafreddo ha detto qualcosa di diverso e di più significativo che né Italia Nostra né i suoi referenti porto recanatesi si sono premurati di riportare, che dire di questa blasonata associazione ambientalista? Avrei capito avesse chiesto di sapere da dove vengono gli alberi piantati in pineta l’inverno scorso, ma non i soldi di un privato. In pratica vogliono fare tutto loro.


Italia Nostra è abituata a mettere il becco nelle cose di Porto Recanati, e da tempo lo sta facendo senza alcuno scrupolo. Cosa che a noi non piace, per cui vorremmo che questa sorta di stalking politico ecologista nei nostri confronti cessasse. 

venerdì 26 maggio 2017

Linciaggio mediatico


Vi ricordate quando nell’ottobre 2009 il giudice Raimondo Mesiano fu praticamente sottoposto a linciaggio mediatico da operatori Mediaset per la sua presunta ostilità nei confronti di Silvio Berlusconi nell’affare Mondadori?

Sapete come sono andare le cose? Semplicemente era stato ripreso con una videocamera mentre camminava per strada e sostava fuori dal barbiere. Quella ripresa, che metteva in mostra gli strani calzini turchesi indossati dal giudice e il suo muoversi di continuo, era finalizzata a far passare lo stesso da stravagante, e quindi inattendibile in quanto a capacità professionali.

Va ricordato che l’opinione pubblica, la politica, l’Anm, l’Ordine dei giornalisti deprecarono con il massimo della forza quelle riprese, perché oltre che linciaggio mediatico erano una subdola forma di intimidazione, come per avvertire il magistrato che non lo avrebbero lasciato in pace nemmeno nella sua vita privata.

Comunque, il giornalista responsabile di quel servizio fu punito dall’Ordine con una sospensione dall’Albo.

Non succederà la stessa cosa con il controllo del vicinato? E non succede già oggi anche da noi con la pubblicazione sui social di immagini di persone inconsapevoli con l’unico scopo di additarle al pubblico ludibrio?

Ricordo ad esempio un caso simile contro Petro Feliciotti e Rita Karmaliuk e Giancarlo Biagioli e Arturo Maresca. Vai per strada e ti fotografano mentre parli con qualcuno, come per dire che stai organizzando chissà quali loschi affari. E Francesco Massi additato su face book alla stregua di un ladro salvo poi dimenticarsi del fatto che è stato assolto con formula piena. E che dire di Andrea Dezi, esposto al pubblico ludibrio su face book mediante uno squallido fotomontaggio?

Questi sono attentati alla libertà della persona e del cittadino, che invece dovrebbe essere tutelato in ogni aspetto della sua vita privata – se non ha commesso reati.

Chi sono gli strani paparazzi che vanno facendo queste cose? Si sentono veramente così irreprensibili, così al di là del bene e del male da pretendere di dileggiare impunemente gli altri? Anche noi potremmo fare la stessa cosa nei loro confronti, ma a che scopo? Noi ci distinguiamo da loro per avere forte il senso della libertà e del rispetto della persona. Noi siamo liberali, mentre loro sono talebani.

Gli italiani in generale e i portorecanatesi in particolare hanno orrore del dileggio e della canzonatura e certi ineffabili individui ne approfittano per mettere in atto vendette personali legate ai propri risentimenti e alla propria invidia rispetto al successo altrui. Nietzsche li chiamerebbe appunto risentiti o, peggio, malriusciti. E qui a Porto Recanati, su questi presupposti, ci accingiamo a inaugurare il controllo del vicinato.

Questo blog è nato per fare da antidoto a questo tipo di barbarie e dovrà agire come antibiotico contro questa peste del XXI Secolo.
       


giovedì 18 maggio 2017

Il gusto estetico dei portolotti

Qui di fianco vedete come dovrebbe essere Scossicci secondo l’architetto Lorenzo Guzzini, nato a Recanati ma residente a Dizzasco, un paese di 597 abitanti in provincia di Como. Scossicci, secondo Guzzini, è anche la spiaggia di Loreto e Recanati.

Ora, noi – almeno io – vorremmo che Scossicci fosse per la sua potenziale bellezza la spiaggia delle Marche, ma prima ancora la spiaggia di Porto Recanati, se non per altro per i vantaggi che possono derivare al territorio da una sua riqualificazione in funzione turistica.

Torneremo sull’argomento, naturalmente, ma oggi ci interessa soltanto fare il punto sul gusto estetico dei nostri concittadini, alcuni dei quali – fortunatamente pochi – si sono espressi in favore della proposta Guzzini.

Al quale tacitamente chiedo: chi dovrebbe frequentare quel posto? Non so a voi, ma a me fa pensare soprattutto una cosa, che Attilio Fiaschetti, dopo aver organizzato la marcia in pineta lo scorso febbraio, dovrebbe eventualmente organizzarne un’altra a Scossicci.

Fin qui l’aspetto ambientale, ma che dire di quello estetico?

Pensate voi che qualcuno di Recanati o di Loreto – non vedo da quale altra parte potrebbero arrivare i bagnanti – verrà al mare da quelle parti armato di fotocamera per immortalare la bellezza paesaggistica di Scossicci? Semmai saranno freschi virgulti portorecanatesi a farsi fotografare con una corona di alloro in testa, un ramoscello d’ulivo tra le labbra e la cetra al fianco.

A Porto Recanati c’è gente che smania per gli alberi di Corso Matteotti e di Piazza Brancondi, mostrando un gusto per il gotico che dovrebbe preoccuparci. Non sembra infatti che quegli alberi stiano eseguendo una sorta di danza macabra per ricordarci che dobbiamo morire? Un minimo di buon gusto ci suggerirebbe di sostituirli con piante ornamentali, ma il senso popolano del macabro non lo consente.

Chi vuole una città più bella e una vita più gradevole non può certo pensare a un ambiente di spiaggia come quello ipotizzato dall’architetto Guzzini o a un ambiente cittadino dominato da alberi spettrali come i nostri. Porto Recanati è una città balneare che ha la fortuna di esser tale, ma non avrà grandi chance turistiche senza una spiaggia degna di tale nome e una darsena che favorisca il turismo nautico. Il progetto di Guzzini esclude tassativamente che a Scossicci possa esserci una darsena.

Cerchiamo ora di farci un’idea su chi potrebbe andare a villeggiare in una spiaggia come quella sopra rappresentata. Io penso sia una provocazione dell’estroso architetto lombardo, perché lui stesso non può pensare che i recanatesi e i lauretani verrebbero a Porto Recanati con una spiaggia del genere. Lui vuol invece dirci che se stiamo tutto il giorno davanti al computer e della vita bucolica non ce ne frega niente, lui il verde ce lo porta dentro casa.

Ma io suggerisco a Guzzini di non portarci in casa roba raffinata, perché ai nostri cultori del bello piacciono da morire gli alberi del corso.

Per qualcuno potrebbe essere di consolazione sapere che piacciono anche all’assessore al verde pubblico.


sabato 13 maggio 2017

Controllo del vicinato

Sarà perché il concetto è formulato male o perché la parola “controllo” evoca già di per sé scenari da “grande fratello” – di George Orwell, intendo – fatto sta che quello che viene definito “controllo del vicinato” mi crea qualche imbarazzo.

Per controllo del vicinato si intendono gruppi organizzati di cittadini preposti alla prevenzione di atti criminosi nei pressi dei luoghi di vita consueti. Si dice infatti che se tutti ci impegniamo a fare attenzione a ciò che succede nei paraggi della nostra abitazione il numero dei crimini diminuisce, in quanto il potenziale criminale sa che c’è qualcuno che sta osservando i suoi comportamenti.

Capisco che quello della sicurezza è un problema importante, un problema che ci causa ansia e che ci fa vivere male. Perciò non sarò io a mettermi contro questa iniziativa, che fra qualche giorno prenderà campo anche a Porto Recanati.

Non mi soffermerò quindi a formulare valutazioni od obiezioni tecniche su questo vero e proprio espediente sociale per la prevenzione dei crimini, ma mi limiterò a dire ciò che secondo me il controllo del vicinato non deve mai essere. Ma prima occorre che dica che mi dà l’idea di un controllo sui vicini di casa piuttosto che su potenziali malfattori.

La paura è che finirà per essere una face book “on the road”: si faranno un sacco di chiacchiere senza costrutto, e con la scusa di voler essere più vicini ai fatti ci compreremo un binocolo per veder meglio quelli dei nostri vicini. A me il binocolo non piace, come non mi piace ogni qualsiasi occhio indagatore. Specialmente se tale funzione viene assegnata a individui non specializzati.

Ogni persona investita di un ruolo, prima o poi si veste di quel ruolo e allora lo zelo – malefico, anche se in buona fede – prevaricherà sulla libertà altrui.

Uno dirà: ma quelli debbono controllare se nei paraggi di casa circolano mettiamo dei potenziali ladri. Ma è proprio questo il limite del controllo del vicinato, che di ladri se ne individuano uno ogni morte di papa. E allora al controllore non resta, volente o nolente, che osservare chiunque capiti dalle sue parti.

Sai com’è, il martello vede chiodi dappertutto, e noi finiremo per diventare i chiodi di quei martelli. I controllori troveranno in noi un sacco di difetti e più di un sacco di cattive intenzioni. Certo, non andranno a denunciarci ai carabinieri per questo, ma ne parleranno con i conoscenti e organizzeranno persino dei salottini per parlare dei vizi veri o presunti dei loro ignari controllati.

Pensiamo a un esempio limite - ma non tanto - cioè a chi riceve in casa un’amante. Già dopo il primo appuntamento successivo all’entrata in vigore del controllo del vicinato tutto il paese ne sarà al corrente.

Puoi essere la persona più proba del mondo, ma se ti guardano in continuazione con occhio indagatore prima o poi un difetto te lo trovano, e se non lo trovano lo inventano.

Stesso discorso per la video sorveglianza, che se istallata nelle zone a rischio ha una funzione più positiva che negativa, ma istallata magari per il corso il rapporto tra negativo e positivo si inverte.

L’uomo civile ha già dato molto, in termini di riduzione della propria libertà al fine di poter vivere più sicuro, ma se perde la libertà ha perso tutto.        



domenica 7 maggio 2017

Scusate se insisto


Scusate se insisto, ma siccome si continua a dire che la caduta della giunta Montali è dovuta a un complotto e non a una crisi interna, mi sento in dovere di ricordare ciò che in proposito è successo, perché la ricerca della verità deve precedere ogni altra considerazione. 

In questi ultimi giorni ho sentito molto parlare – male – di Andrea Dezi e Italo Canaletti, considerati alla stregua di miserabili traditori per aver fatto cadere, assieme ad altri sette complici, la “favolosa” giunta Montali. Non so voi, ma io considero traditore chi ti fa l’amico per poi venderti al nemico. Ma con la giunta Montali non è andata così. 

Di Dezi si è detto che era in malafede, avendo sin da subito brigato contro la Montali per far contenta la Ubaldi. Ora, se Dezi avesse avuto cattive intenzioni, sulla questione del Burchio avrebbe potuto astenersi come hanno fatto i suoi colleghi di partito Antonella Cicconi e Petro Feliciotti, oltretutto godendo della copertura politica dello stesso Pd. Con la scelta di votare in difformità, Dezi ha rotto con il Pd – non con la Montali – tant’è che in seguito ne fu espulso. 

Per quel che riguarda invece i rapporti con i colleghi di giunta, lo sapevano tutti in maggioranza che con l’andar del tempo Dezi e Canaletti - dopo Fiaschetti - si erano spostati su posizioni fortemente critiche nei confronti non della Montali ma di Uniti per Porto Recanati. 

Vedi ad esempio le dimissioni in massa, poi rientrate, avvenute il 9 aprile 2015. Fu un atto diretto a contestare UpP non la Montali. Quindi, nessun tradimento ma largo preavviso. 

Ma ancor più eclatante è la vicenda dell’assessore al turismo Italo Canaletti. La sua sorte era infatti segnata anche se non si fosse dimesso. Sarebbe bastato che il Pd avesse detto sì all’appello del sindaco per un ritorno in maggioranza e ciao Canaletti. 

Circa un mese prima della caduta della giunta Montali, era infatti arrivato a Palazzo Volpini un uomo politico di Grottammare – comune guidato dal Pd per il quale la persona in questione è stata assessore al turismo nel 2012 e rotti –  che avrebbe dovuto affiancare Canaletti nel settore del marketing turistico. 

Sai com’è, un esperto è tale perché sa e anche perché all’occorrenza avrebbe idee proprie da portare avanti e magari da imporre con l’appoggio del sindaco. Insomma, avevamo un Canaletti sotto tutela in attesa di essere sostituito con l'esperto arrivato dal sud delle Marche. 

Parliamo del professor Simone Splendiani, uomo del Pd che aveva esordito nella pubblica amministrazione affiancando – guarda caso – l’assessore Enrico Piergallini nelle materie inerenti al turismo. Da amministratore, Splendiani rappresentava il Comune di Grottammare nel Sistema Turistico Locale Piceno, nel quale Porto Recanati sarebbe potuta entrare  se la Montali non fosse caduta. 

“Ma come potevamo pensare di uscire dall’Associazione Riviera del Conero – ebbe a dire Canaletti poco tempo dopo –  che è il marchio turistico più importante delle Marche e che è conosciuto in tutto il mondo?”. 

Dunque, Canaletti non voleva lasciare l'Associazione Turistica del Conero per entrare nel Sistema Turistico del Piceno. Con il professore alle calcagna, quanto avrebbe potuto durare l’assessorato di Canaletti? 

Allora, sarebbe stato meglio restare lì a fare il pupo o andarsene dignitosamente? Ma poi, e finiamo, che cosa precisamente avrebbe dovuto fare il professore a Porto Recanati?  Dite voi.   


giovedì 4 maggio 2017

Xe pèso el tacòn del buso


Nei giorni scorsi, Uniti per Porto Recanati ha praticamente rimproverato l’amministrazione comunale per aver pubblicato un bando di gara per la gestione dei parcheggi pubblici copiando di sana pianta quello a suo tempo emanato dalla giunta Montali.

Questo è un passo della nota con la quale UpP ricostruisce la vicenda.

“In molti ricorderanno la polemica scatenata dal bando per la gestione dei parcheggi promosso nel 2015 dall’allora vice sindaco e assessore alla mobilità Riccetti. Cosa prevedeva il progetto? In attesa del nuovo piano della mobilità urbana sostenibile, commissionato alla Sintagma di Perugia, il bando veniva tarato su una durata di 18 mesi, in modo da far coincidere la scadenza con la consegna del progetto che avrebbe definito anche il nuovo Piano Urbano dei Parcheggi. Per la prima volta veniva introdotta una graduazione nelle tariffe, premiante per chi parcheggiava più lontano dal centro. In conseguenza di ciò venivano rese a pagamento le aree attorno al Castello Svevo, per evitare il paradosso di pagare in periferia e trovare posto gratis sotto la Torre Sveva. In Piazza del Borgo si pensò di sperimentare la formula: 1/3 residenti, 1/3 liberi, 1/3 a pagamento. Nel capitolato tecnico vennero inseriti i varchi elettronici per porre fine allo scempio delle transenne presidiate”.

Fin qui il progetto, ma poi UpP ricorda come la polemica montata dalle opposizioni (compresi alcuni pezzi della ex maggioranza) fu feroce, le critiche trancianti, la stampa esagitata, alcuni commercianti in rivolta. “Vi fu addirittura – ricorda UpP – una raccolta di firme (in realtà solo una trentina) sottoscritta dalla stessa Ubaldi e da diversi suoi conoscenti (neppure ivi residenti) che chiedevano la rimozione degli stalli a pagamento in via dei Cementieri”. Giunta a scadenza quella criticatissima concessione, che cosa fa l’amministrazione Mozzicafreddo? Richiama integralmente la delibera della Giunta Montali.  

Oggi il sindaco risponde quasi a doversi giustificare, ma facendo qualche gaffe di troppo. In definitiva,  da quanto abbiamo letto, “xe peso el tacòn del buso” – la toppa è peggio del buco. Chi glielo ha fatto  fare al sindaco di rispondere a UpP? D’altro canto UpP non gli rimproverava niente, se non di aver copiato di sana pianta il bando della giunta Montali del 2015. Il sindaco se proprio voleva rispondere doveva lui rimproverare UpP, perché se è vero che la giunta Montali mediante quel bando ha agito per il bene della città, la stessa cosa deve dirsi per il suo provvedimento, visto che secondo UpP è la fotocopia di quello della giunta Montali. Perciò, UpP doveva elogiare la giunta Mozzicafreddo, non tentare di  screditarla. Perché proprio di questo si è trattato, di un tentativo di screditare la giunta “Mozzicaubaldi”. Era talmente palese che anche un bambino l’avrebbe capito. Invece il sindaco risponde con il "papocchio" che riportiamo per intero qui di seguito.

“In merito alle polemiche di questi giorni sul bando di gara per la gestione dei parcheggi a pagamento va chiarito che : l’attuale gestione era in scadenza per il 30 aprile ed è stata prorogata al 30 maggio per consentire lo svolgimento del bando. Il nuovo bando prevede una gestione per 18 mesi che abbiamo ritenuto il tempo necessario per esaminare e mettere in atto soluzioni diverse dalla semplice gestione dei parcheggi, tipo project financing o altra opportunità. Nel nuovo bando sono stati riprodotti i varchi per i quali ottenere l’autorizzazione da parte del Ministero dei Trasporti ha richiesto oltre 8 mesi di tempo. Che i varchi non rappresentino la soluzione di tutti i cattivi comportamenti siamo certi, pur tuttavia essi erano contenuti nel bando predisposto dai tecnici e dal Commissario prima di noi e non ci sembra corretto disfare quello che è stato deciso da altri senza averlo sottoposto a verifica di validità sul campo. Non lo abbiamo ritenuto un atteggiamento responsabile, ancorchè non condivise le soluzioni adottate da altri. Non va dimenticato inoltre che, purtroppo, non era previsto che i varchi rimanessero di proprietà del Comune e questo rappresenta sicuramente un vulnus da considerare, cosa che è stata fatta nel nuovo bando e disciplinare di gara dove è stato anche previsto un terzo varco. I varchi previsti saranno collocati come previsto nell’autorizzazione del Ministero dei Trasporti, uno all’inizio di via Pastrengo, il secondo su via Martin L.King in modo da puntare su via Boccalini e via Garibaldi ed il terzo all’imbocco di via Galilei. Nei 18 mesi del nuovo appalto, che finalmente non andranno a scadere in estate ma alla fine del 2018 (non si capisce la logica di far scadere l’appalto dei parcheggi in prossimità del periodo di maggiore richiesta) sarà possibile esaminare tutti i problemi che potranno trovare una eventuale soluzione in una soluzione di medio e lungo periodo. L’atto di Giunta 61/2017 conferma la volontà dell’Amministrazione sulla modalità di gestione del servizio dei parcheggi a pagamento e cioè la scelta di una gestione esterna all’Ente come prevede l’art. 42 comma 2 del TUEL. La scelta fondamentale effettuata dall’organo consiliare con delibera 5/2015 riguarda solo la modalità di gestione del servizio; l’eventuale ampliamento dei parcheggi a pagamenti o di quelli libero non deve essere contenuto in un atto di Consiglio sulla modalità di gestione di un servizio pubblico. L’ampliamento delle zone soggette a parcheggio a pagamento è contenuto nella delibera della giunta Montali 92/2015. I parcheggi gialli posizionati al Borgo Marinaro non hanno mai funzionato come riservati ai residenti e non lo saranno. Possibilmente, e compatibilmente con altre necessità, in questa stessa settimana torneranno ad essere bianchi a tutti gli effetti, come preannunciato in Consiglio Comunale. Motivi esclusivamente organizzativi hanno impedito di provvedere prima ma possiamo rassicurare tutti che nessuna sanzione è mai stata applicata a chi ha occupato a qualsiasi titolo quei parcheggi di via dei Cementieri”.  





mercoledì 3 maggio 2017

Classe dirigente cercasi

I movimenti sono in auge pressoché ovunque, ma a Porto Recanati hanno sbagliato tutto. E questo perché hanno inopportunamente assunto una connotazione partitica senza uno scopo determinato.

La differenza tra movimento e partito è che questo secondo si colloca sul terreno della politica, cioè del potere, mentre i movimenti su quello del raggiungimento di obiettivi parziali ben definiti. In altre parole, un movimento cittadino non deve pensare ad avere il sindaco ma a raggiungere il proprio scopo originario.
  
Il movimento risponde a un bisogno di massima unità per il raggiungimento di un obiettivo specifico. Porre problemi di prospettiva politica rappresenta una deviazione dallo scopo originario, una vanificazione dello sforzo iniziale.

I movimenti senza uno scopo sono come naviganti che non sanno dove andare e per i quali nessun vento sarà mai favorevole. 

Un movimento potrebbe a un certo punto cambiare il suo scopo, ampliandolo o ridimensionandolo, però dopo un sincero e consapevole dibattito interno. Ma uno scopo definito deve comunque averlo.

Ciò detto, dobbiamo anche prendere atto che Porto Recanati non è in grado di esprimere nessun tipo di classe dirigente, né in politica né nella società civile. Per questo c’è da sperare che i 101 di “Porto Recanati è” – commercianti, operatori balneari e turistici – siano in grado di esprimere un proprio movimento di scopo in funzione di un eventuale impegno in politica, e per questo sono obbligati ad andare oltre Whats App.

Manca il materiale umano, a Porto Recanati. Quel poco che c’è, o non ha voglia di impegnarsi o non ha “coraggio”, mentre quel poco che c’era si è bruciato in un batter di ciglia, e non sappiamo se sarà in grado di risorgere dalle proprie ceneri. 

Parlo di Sabrina Montali, che avrebbe potuto essere un ottimo sindaco e che invece è naufragata in un bicchiere d’acqua.

E’ donna intelligente, Sabrina, però troppo impulsiva, e per questo non si è data un tempo necessario per riflettere e per capire che avrebbe dovuto fare un patto con il Pd, che nelle elezioni europee del 2014 – concomitanti con quelle comunali vinte appunto dalla Montali – aveva avuto il 40% dei voti. Una percentuale notevole che avrebbe dovuto mettere il Pd al riparo da ogni pretesa egemonica di UpP.

Un patto con il Pd e con i laici di Fiaschetti e Agostinacchio avrebbe consentito a Montali di tenere testa a UpP, che se per caso avesse fatto cadere la giunta avrebbe rischiato di dover scappare di notte da Porto Recanati.

In un incontro pre elettorale, io stesso l’avevo messa in guardia circa il fatto che doveva guardarsi da UpP, non dal Pd. Lei rispose che UpP aveva i voti. E io a mia volta: “chi ti lega ti slega”, con ciò intendendo dire che chi ti dà i voti per farti vincere ti condizionerà pesantemente nella tua attività di sindaco, e tu ne sarai schiava. E così è stato, ma Sabrina l’ha capito tardi.  

Con tutto ciò e per quel che mi riguarda, ritengo che Sabrina Montali dovrebbe essere recuperata alla politica.