martedì 25 luglio 2017

Lettera a Sauro Pigini

Caro Sauro, ho notato su face book la tua premura di verificare telefonicamente se fosse vero quanto affermato da Rosalba Ubaldi a proposito dell’asfaltatura delle strade a Ischia e San Benedetto del Tronto.

Ti faccio una domanda: l’hai fatto per amor di verità o con la speranza di trovare la Ubaldi in fallo per poterla poi sbeffeggiare pubblicamente? Se si tratta del primo caso, che tipo di verità cercavi? Doveva essere qualcosa di molto importante per indurti a scomodare te stesso e persone che nemmeno conosci.

Non posso credere che tu l’abbia fatto per i futili motivi addotti nel post, e dunque torno a chiederti: per quale motivo hai fatto quella che tu stesso chiami indagine telefonica sulla Ubaldi? Per quel che mi riguarda, se tu mi dicessi che a San Benedetto del Tronto hanno asfaltato le strade a luglio, non ti dedicherei nemmeno un minuto del mio tempo. Ma non perché ti crederei sulla parola, bensì perché  considererei l’argomento talmente insignificante da non meritare nemmeno un po' di considerazione. Dunque, perché hai sentito questo grande impulso indagatore? Semplice, perché il tuo intento era sbugiardare la Ubaldi.

E allora succede che prendi per buona qualsiasi cosa ti si dica purché sia funzionale alla tua voglia di aggredire non il politico ma la persona Ubaldi. Io al tuo posto le avrei invece detto che se San Benedetto del Tronto ha veramente asfaltato le strade nel mese di luglio, ha sbagliato, come ha sbagliato Porto Recanati. Glielo hai fatto notare alla persona che ti ha risposto al telefono, stante che San Benedetto ha veramente asfaltato alcune strade a luglio?

A me sembra che tu abbia agito per spirito di rivalsa e non per amor di verità. Certo, il peso della sconfitta alle elezioni per te e per gli altri dell’opposizione si è rivelato insostenibile, e  proprio per questo sono certo che cercherete in ogni modo di compensare la vostra delusione e soddisfare il vostro risentimento a spese di chiunque vi capiti a tiro. Tenuto conto di come stanno andando le cose, caro Sauro,  vi ritengo responsabili del clima d’odio calato su Porto Recanati sia tra le forze politiche sia tra gli stessi cittadini. Insulti, falsità, malignità colpiscono regolarmente non solo gli avversari politici ma anche i non allineati al vostro modo di pensare e agire.
   
A questo punto ho da dirti che io parlo non già in difesa della Ubaldi ma della libertà e della civiltà. Tenere costantemente gli occhi addosso alle persone significa limitare la loro libertà e fare della società civile un consesso di pettegole e di risentiti. Il “guardonismo” e la cultura del sospetto sono le cose peggiori che una società libera possa concedersi. Di questo passo finirà che qualcuno, per eccesso di zelo politico, verrà a sindacare sulle nostre abitudini casalinghe e sul nostro modo di vestire. Sappiamo tutti che il Kgb e l’Ovra usavano questi metodi, prima di mettere la gente in galera.

Non lo dico adesso per oppormi a te, ma perché non ho mai sopportato chi controlla il prossimo troppo da vicino. E queste cose, ove dubitassi della mia buona fede, le ho dette anche al momento dell’istituzione a Porto Recanati del "controllo del vicinato". Vedi, Sauro, ho avuto la fortuna di leggere da ragazzo alcuni libri di George Orwell, e ti giuro che quel “grande fratello” di cui parla lo scrittore inglese non mi è mai andato a genio. E poi, chi ti dice che i tuoi interlocutori ti abbiano detto la verità? E noi, chi ci garantisce che tu stesso dica la verità?

Per saperlo dovremmo telefonare a Ischia per sentire se è vera la tua versione dei fatti. E poi dovremmo telefonare a qualcun altro per sapere se Ischia dice la verità. E poi ancora telefonate e telefonate per sapere ciò che in fondo non ci riguarda e non ci interessa. Beh, io personalmente non lo farei nemmeno sotto tortura. Ma tu sì. Perché?   

Ricorderai la miserabile campagna denigratoria orchestrata contro il corrispondente locale del Corriere Adriatico da un sedicente gruppo politico locale e da un misterioso e panciuto blog anch’esso locale. Per loro, tutte le falsità che andavano raccontando contro il giornalista erano verità cristallina, salvo poi scadere a squallida impostura una volta che – documenti alla mano – fu dimostrato che la verità era dalla parte di quest'ultimo. E fu così che gli sputtanatori di professione finirono sputtanati. E non una sola volta. Ma questo non vuol dire che smetteranno di oltraggiare la gente, perché farlo è nel loro DNA, e senza non potrebbero vivere.

Ma io ti considero una persona dotata di un certo stile, Sauro, e tutto ciò che posso dire di te è che non dovresti fare certe cose. Dico questo per ricordarti che nessuno è santo e che è cosa spregevole stare con gli occhi addosso al prossimo per coglierne eventuali difetti, Perché comportandosi in questo modo, succede che i difetti si scoprono anche laddove non ci sono.  

Non hai mai sbagliato, tu? Dico in maniera innocente, non certo in modo grave. Ed è mai successo che una persona considerata civile abbia indagato su di te per delle sciocchezze? Qualcuno di noi esseri civili si è mai preoccupato di telefonare a qualcun altro per sapere cose che ti riguardano?

O dovremmo indagare ogni volta che parli per scoprire se ciò che dici è vero? Ma chi se ne frega. Di’ pure quello che vuoi, se ciò che dici non interferisce con la nostra condotta di vita, Se hai mentito, tutt’al più dovrai vedertela con la tua coscienza.  


Infine, ma non ultimo, Sauro, può essere capitato anche a te di non esserti comportato in modo “politically correct”. Ma di fronte a un eventuale tuo sbaglio noi avremmo girato la testa da un'altra parte.

                                               Un saluto da Società Civile  


domenica 23 luglio 2017

Il caso Cingolani e i ballisti

Sul caso Cingolani, ossia delle sue dimissioni da assessore e da consigliere comunale, se ne sono dette di tutti i colori, ognuno interpretando e narrando a proprio comodo i fatti. 

C’è chi ne ha data un’interpretazione cabarettistica – vedi Città Mia – chi strumentale per fini politici – vedi Uniti per Porto Recanati – e chi maliziosa per fini di bassa polemica anti-ubaldiana - vedi tutti i ballisti che ne hanno scritto. 

Il fatto è che Cingolani si è dimesso perché pendeva sul suo capo la probabile revoca delle deleghe a motivo di una sua troppo frequente e marcata autonomia rispetto agli indirizzi concordati in giunta e nelle riunioni di maggioranza. 

Diciamo che a giudizio del sindaco si è mostrato decisionista oltre i poteri dallo stesso conferitigli e quindi oltre ogni limite sopportabile. Tutti sappiamo infatti che un assessore non ha un potere proprio e indiscriminato ma un potere delegato dal sindaco, primo vero responsabile di tutti gli atti amministrativi.

 Infine, un assessore opera in qualità di membro di un organo collegiale – nella fattispecie la giunta comunale – e non come organo monocratico. 

Cingolani, durante la conferenza stampa al bar Giorgio, ha spiegato i motivi delle sue dimissioni in questo modo. 

“L’ormai evidente e non rimarginabile discrepanza di idee, contenuti e impossibilità operativa alle quali si è giunti con la linea Ubaldi-Mozzicafreddo può portarmi soltanto a fare un passo indietro con gran decisione”.

Cingolani ha coniato questa frase sapendo che avrebbe parlato di fronte a dei giornalisti – non tutti, per la verità, ma soprassediamo – e questo semplice fatto lo ha indotto ad alterare il contenuto della sua lettera di dimissioni. Che dice.

“Con la presente, il sottoscritto Cingolani Silvio rassegna le proprie dimissioni irrevocabili dalle funzioni di assessore e dalla carica di consigliere comunale per motivi strettamente personali”

Tra motivi strettamente personali e quelli dichiarati in conferenza stampa c’è una bella differenza. 

Non è quindi vero – come ad esempio dice UpP – che la causa delle sue dimissioni sia da individuare nel  fatto che “le decisioni inerenti le sue competenze venivano prese da altri”. Semmai è vero il contrario.

E’ dunque questione di cattivi consiglieri aventi lo scopo di fare di Silvio Cingolani una vittima per poi suonare la grancassa anti-ubaldiana? È più che probabile. 

Comunque, Silvio si è comportato in modo esemplare: da signore, oserei dire, assolutamente tranquillo e sempre con il sorriso sulle labbra. Non ha pronunciato una sola parola contro il sindaco e contro i suoi ex colleghi, come più volte si è tentato di indurlo a fare. 

Faccio notare che tutti quelli che oggi prendono subdolamente le sue difese, fino a ieri di Cingolani dicevano peste e corna proprio perché faceva quello che voleva, scandalosamente coperto. si diceva, dall’allora sindaco Rosalba Ubaldi – vedi vicenda Agostinacchio – e da quello attuale. 

Invece è successo esattamente il contrario di ciò che si diceva. 

venerdì 21 luglio 2017

Fantapolitica? Leggete e dite voi



Anticipo che finisce qui la trilogia di Città Mia, gruppo politico formato dal gruppo consiliare omonimo, da Alternativa civica e da alcuni anti montaliani del Partito democratico. 

A proposito del quale c’è da dire che era quasi scontato che prendesse le distanze dalle pagelle-pagello stilate da Giri e compagni contro alcuni nomi dell’amministrazione Mozzicafreddo. Cosa che non ha fatto invece – con mia grande delusione – Giovanni Giri. 

Si dirà che lui è il capo di Città Mia e che non può prendere le distanze da se stesso. Ma il fatto è che quel papocchio senza capo né coda, ma ricco di volgari insolenze, non è farina del suo sacco e che la componente non democrat del gruppo sta prendendo il sopravvento sulla componente democrat - almeno a livello di stile.

Che problema avrebbe infatti Giri – iscritto al Pd – con il suo prestigio personale e politico, a prendere le distanze dagli scavezzacolli di Città Mia? Non penserà il professore di dover calibrare i suoi atteggiamenti politici futuri e condizionare quelli del Pd assecondando i “desiderata” di politici che con il suo partito non hanno niente a che vedere e che hanno dimenticato o forse mai conosciuto un minimo di fair play? 

Posso spiegarmi questo fatto solo mettendomi al suo posto e cercando di fare un ragionamento politico auto centrato. Mi ci avventuro parlando in terza persona e usando i nomi dei possibili protagonisti della vicenda politica che sto per narrare. 

Giri – che stima molto Giancarla Grilli, da cui è a sua volta stimato – sa che questa non ha nessuna intenzione di entrare nel Pd e che per seguitare ad averla politicamente al suo fianco deve per forza mantenere in vita Città Mia. 

Da come i due si stanno muovendo, si può pensare che Giri consideri inattuale una sua nuova candidatura a sindaco e che i suoi favori per tale carica vadano incondizionatamente alla Grilli, grazie alla quale spera di recuperare buona parte dei voti democrat finiti nel carniere di Uniti per Porto Recanati. 

In tal modo Giri avrebbe un suo gruppo personale formato da Alternativa Civica, Giancarla Grilli e anti montaliani del suo stesso partito da far valere in sede di trattativa con il Pd fra quattro anni. Ma forse anche prima, se Montali non corre ai ripari. 

Giri potrebbe infatti puntare ad arrivare alle prossime elezioni con una linea politica diversa da quella portata avanti dall’attuale segretario. Non dimentichiamo infatti che prima delle prossime elezioni il Pd dovrà affrontare un nuovo “congresso” e che con qualche tessera in più Città Mia potrebbe conquistare il partito dal di dentro. 

C’è poi da tener conto del possibile rientro in politica dell’ex sindaco Giuseppe Giampaoli, che con Giri e Grilli è tutto “pappa e bumba”. Un nuovo patto tra Giampaoli, Giri e Grilli riporterebbe in auge Paese Vero, con il rientro nei ranghi di Gaetano Agostinacchio. 

Ecco, se Massimo Montali non spezza subito questa trama, per lui si mette male. E peggio si metterà se ancora una volta questo partito si renderà subalterno al demiurgo di turno assecondandone tutti i capricci pur di approdare a Palazzo Volpini. 

Giri - dice qualcuno - potrebbe aver messo in preventivo una uscita dal Pd. Ma la cosa non sembra verosimile, visto che potrebbe avere la meglio su Montali al prossimo congresso. Per cui cerca di tenersi buono il partito e compatto il gruppo Città Mia con annessi e connessi. 

Fantapolitica? Sì, lo ammetto, ma penso che un po’ di fantasia in politica non faccia male. Specialmente nel "grigiume" di Porto Recanati.             


mercoledì 19 luglio 2017

Totò e i soliti ignoti

A  proposito delle pagelle stilate da Città Mia “contro” l’amministrazione comunale, vediamo che giudizio danno i nostri professori sull'operato dell’assessore all’ambiente Roberto Attaccalite. 

Preciso comunque che prima e dopo il passo qui di seguito riportato ci sono soltanto cose insignificanti che non vale la pena prendere in considerazione. Leggiamo il passo.

“Come mai – si chiedono i nostri professori riferendosi ad Attaccalite – nel sito del Comune sulla voce della Giunta che riguarda il suo profilo mancano le pubblicazioni del suo curriculum vitae e della sua dichiarazione dei redditi? Peccato, ci piacerebbe sapere ad esempio quale introito ha avuto la sua struttura ricettiva nel periodo di accoglienza delle persone sfollate dalle zone del cratere sismico. Ci piacerebbe sapere anche se le stufette elettriche fornite dalla protezione civile regionale per garantire un minimo di riscaldamento ai suoi bungalow siano state restituite oppure se siano ancora lì, donate con soldi pubblici e grazie alle quali ha avuto anche il diritto ad indennizzo pubblico per ogni giorno di ospitalità concessa dalla sua struttura”.

A parte l’originale uso dell’italiano, che significato dare a queste parole? Ad esempio, perché Città Mia vuol conoscere il curriculum vitae di Attaccalite? Pensa forse di avere a che fare con un affiliato a qualche loggia o magari alla stessa mafia? Non è forse nota ai più la vita di quest’uomo? 

E ancora, perché Città Mia vuol conoscere il reddito di Attaccalite? A me non interessa saperlo, come non mi interessa sapere quanto guadagna uno di Città Mia. Cos’è, morbosità o che altro?

Basterebbe dare un significato al termine “peccato” usato dai professori per manifestare il proprio disappunto nel non poter conoscere i ricavi del camping Pineta ai tempi del terremoto, per capirlo. Loro certo saprebbero dirci la provenienza di quel denaro.

E perché uno dovrebbe far conoscere i propri redditi? Sai com’è, al mondo c’è pure chi si vergogna di guadagnare poco e non vuol farlo sapere. E c’è chi non vuol far sapere di guadagnare cifre importanti, perché teme di essere preso di mira da ladri, ricattatori, sequestratori, ecc. Vogliamo rispettarle queste persone o esporle al pubblico ludibrio con metodi da “colonna infame”? E che cosa intende dire Città Mia quando tira in ballo i terremotati? Qual è il fine ultimo di certe insinuazioni?

E sì, perché poi si entra nel privato della persona, nella sua vita lavorativa e nella sua vita morale sospettando che al fondo di tutto ci siano moventi, pensieri e atti inconfessabili. 

Città Mia vuol sapere infatti quali introiti abbia avuto il camping Pineta ospitando i terremotati. Pensa forse che qualcuno abbia speculato sulle loro disgrazie? E in che modo, se tocca all’amministrazione statale e non ai terremotati pagare, diciamo così, la retta giornaliera?

E pensa anche Città Mia che Attaccalite si sia rubato le stufette elettriche fornite dalla protezione civile? E poi non si capisce cosa voglia dire quando prima parla di fornitura da parte della protezione civile poi di donazione con soldi pubblici. O l’una o l’altra, tutte e due insieme non possono stare. 

Infine, che Attaccalite abbia avuto il diritto all’indennizzo pubblico grazie alle stufette o magari perché se n’è indebitamente impossessato è un’affermazione da manicomio. Ma qui forse mi sbaglio io, che capisco l'italiano soltanto quando è tale. 

Tutto quanto sopra ha qualcosa a che fare con l'attività comunale di Attaccalite ho non è piuttosto un tentativo alla Totò - quello del  film I soliti ignoti, per intenderci - di incantare quattro analfabeti e il vecchietto Capannelle?   

Sapete cosa penso, signori di Città Mia? Che tutte queste cose dovreste raccontarle alla Procura della Repubblica, perché qui si sta parlando di reati. E poi dico anche che la protezione civile di Porto Recanati dovrebbe fare un’indagine al suo interno per sapere chi ha fornito certe informazioni a Città Mia.

Di voi, miei cari professori, dico che dovreste tenervi alla larga dalle persone perbene.
     


lunedì 17 luglio 2017

I cosiddetti moderati

Navigo così poco su face book che oltre il 90% di ciò che vi succede mi sfugge. Ma ho amici che probabilmente non mi vogliono così bene come dicono, cosa che deduco dal fatto che scaricano da face book cose che mi riguardano e me le inviano. Come si capirà, non si tratta mai di cose che mi rallegrano, perché – come dice Immanuel Kant – anche al migliore dei tuoi amici non dispiace del tutto se qualche volta le cose ti vanno male.  
E infatti, qualche giorno fa mi hanno fatto arrivare un post di Porto Recanati a Cuore. Eccolo.
“Abbiamo letto in questi giorni sui giornali dell'interesse del Sig. Sindaco sull'argomento "HOTEL HOUSE" ed in particolare sulle scarse misure di sicurezza ivi presenti. Tutto ciò non può che farci piacere, visto e considerato che da diverso tempo il nostro gruppo, attraverso interrogazioni, video ed articoli, ha cercato di sensibilizzare questa Giunta sulle grandi criticità che caratterizzano il palazzone multietnico. Altresì dimostra che, contrariamente a quello che alcune menti contorte scrivono, il lavoro dell'opposizione, se ben recepito, è sicuramente uno stimolo all'operato di chi amministra. Ovviamente va detto che seguiremo con attenzione gli sviluppi della questione, che sicuramente il nostro Sig. Sindaco avrà l'accortezza di rendere disponibili alla cittadinanza”.
Proviamo a capire ciò che vi si dice e come lo si dice. La prima frase è già un’auto denuncia. Pac rivela infatti di aver appreso dai “giornali dell’interesse del Sig. Sindaco sull’argomento Hotel House”. Ciò vuol dire che non segue le pubblicazioni del Comune e che quindi conosce gli atti dell’amministrazione comunale soltanto per sentito dire, altrimenti avrebbe saputo la notizia direttamente dalla bocca del sindaco, visto che si tratta di una sua ordinanza (n° 139 del 13.7.2017).
Tutto qui, ciò che può avere un minimo di interesse per chi queste cose conosce a fondo, il resto è tutta minestra riscaldata.
Vediamo ora come PaC dice ciò che dice. Rivolgendosi al sindaco scrive “Sig. Sindaco” con un Sig. di troppo – visto che non si rivolge a lui direttamente –  e con due maiuscole come a mostrare rispetto e deferenza nei confronti della più alta carica cittadina. Mentre invece si tratta di mero sarcasmo napoletano. Alla Pulcinella nella sua versione più malevola, per intenderci.

A seguire, PaC scrive "questa giunta", ancora una volta mostrando disprezzo nei confronti di quelle stesse persone che aveva già offeso in Consiglio Comunale considerandole delle incapaci. 
Sarcasmo e malevolenza che scadono a volgare insolenza quando definisce “menti contorte” chi gli ha rivolto critiche meramente politiche. E questi sarebbero i nostri politici moderati.

A un’affermazione del genere rispondo che le critiche si controbattono con le confutazioni, se si è in grado di produrne, non con gli insulti “ad personam”.
La polemica finisce qui, per quel che mi riguarda, ma a Pac dico che queste menti contorte sono sedici anni che si occupano del problema Hotel House e che hanno fornito all’allora sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano il dossier sullo stato della sicurezza a Porto Recanati – Hotel House compreso. Da quel dossier è nato il Patto per Porto Recanati sicura, che sappiamo quanto abbia voluto dire per la nostra città. Un solo dato tra i tanti: sedici carabinieri invece di nove.
Inutile, amici di PaC, produrre un collage di foto o filmati che si conoscono da anni, perché se c’è una cosa che sull’Hotel House non è mai mancata è la denuncia di ciò che succede al suo interno e della fatiscenza dello stabile. Sotto questo aspetto è molto più apprezzabile la proposta di Massimo Trevisani, che già nel 2010 auspicava una riqualificazione urbanistica dell’Hotel House e contestuale abbattimento del palazzone. Oggi molti, se non tutti, sono convinti che avesse visto giusto.

Le mozioni e le interrogazioni servono per lo più ad avere visibilità – spesso illusoria – e a far perdere tempo agli amministratori e agli uffici comunali.  

sabato 15 luglio 2017

Cabaret

Stanno arrivando alle mie orecchie alcuni acidi commenti sulle pagelle che Città Mia ha pubblicato su face book fingendo di voler valutare l’operato dell’amministrazione Mozzicafreddo. Un amico – bontà sua – mi ha recapitato una copia del post. 
Che dire? Di primo acchito avrei detto che siamo ancora e sempre di fronte alla politica cabaret, ma pensandoci un po’ mi sono detto che siamo molto lontani da quel genere di spettacolo. E anche dal mero “divertissement”, visto che le valutazioni prodotte dagli estensori del documento altro non sono che banalità e luoghi comuni triti e ritriti tra l’altro zeppi di errori.

Ma ciò che più dà fastidio – a noi che per pensare usiamo il cervello e non la pancia come le galline – sono le insolenze scagliate addosso a persone che non si sognerebbero mai e poi mai di usare lo stesso metodo nei confronti del proprio avversario politico. Quella usata da Città Mia è una prassi molto praticata sul web ed esasperata da alcuni loschi figuri che usano i social come randelli.  

Comunque, io mi rifiuto di pensare che in calce a quel tristo vaniloquio possa esserci la firma di un Giovanni Giri – persona mite ed educata – o di un Massimo Montali, che conosco come un sincero amante della politica. Perché in quello scritto non c’è né educazione né politica. Ma in quanto attribuibile a Città Mia, debbo dire che sia il professore che il segretario del Partito Democratico ci sono dentro con le scarpe e tutto.

E poi, certi giudizi, anche se sbagliati, li capirei se uscissero dalla bocca di giudici anche solo vagamente imparziali, che hanno comunque un rispetto di fondo per la giustizia e per la verità. Ma qui si tratta di giudizi assolutamente interessati e per di più insolenti.

Giovanni Giri conosce molto bene il filosofo Platone, e dalla sua filosofia ha imparato che la verità e la giustizia trionfano quando la ragione ha la meglio su istinti e passioni. Perché qui di questo si tratta, di mero e incontrollato risentimento. E tanto è vero che si tratta di risentimento che nessun politico dell’opposizione era presente venerdì pomeriggio all’importante inaugurazione della mostra archeologica su Potentia.  

Io non dico che non si deve mettere alla frusta l’amministrazione comunale – tutt’altro – ma si deve farlo su questioni politiche o amministrative possibilmente importanti. E quando ne va del bene della città, si deve sempre essere presenti, comunque la si pensi. Ma la gente seria sa come giudicare certi atteggiamenti.

Sul tappeto c’è ad esempio il gravissimo problema dei fiumi, di cui nessuno si sta interessando. Nemmeno, ahimè, l’opposizione, che cito al singolare perché ormai non c’è più nessuna distinzione tra capre e cavoli. Cosa che ricorda il pagello, pesce ermafrodita di fondali fangosi.  

E il problema Scossicci, che con i dovuti accorgimenti potrebbe diventare la più bella spiaggia dell’Adriatico. E la scuola alberghiera, che si è lasciato scappasse a Osimo mentre era già tutto fatto per Porto Recanati. 

Nessuno ha mai posto domande su queste importantissime questioni. E quando non c'è sostanza è naturale che parlano più degli altri gli zelanti cultori della chiacchiera da bar. Chiacchiere come quella della rissa tra due politici della maggioranza mai avvenuta.

E la piazza da riqualificare assolutamente, e la darsena da chiedere a gran voce tutti insieme. Il mare di Porto Recanati, così privo di vita e di vele, veramente mette addosso una tristezza infinita. La darsena è “di noi”, cara Città Mia, non della Ubaldi. Liberatevi da questa paralizzante ossessione.

Ah, dimenticavo il Burchio. Ma qui addirittura si abbonda. 

Sarebbe bello però conoscerne la storia dall’inizio alla fine, magari facendo tutti "outing". Io però non amo questo genere di comunicazione, per cui soprassiedo. 

In conclusione, cara Città Mia, come professori meritate zero, visto che date i mezzi voti in pagella. Come pedagoghi meritate meno di zero, visto che avete introdotto l’essere insolenti nella vostra pratica comunicativa. Come politici non credo di dover dire altro.


sabato 8 luglio 2017

Essere diversi

Alla scadenza dei termini per la presentazione di eventuali osservazioni alla variante del Burchio, ne sono state contate ventitré tutte di matrice politica. Siccome sono stucchevolmente  ripetitive e perciò noiose – da quattro anni stiamo ascoltando le stesse identiche cose – non ce ne occuperemo.

Riprenderemo invece il discorso iniziato la volta scorsa sui “cementipocriti”, su coloro, cioè, che riguardo al cemento e all’ambiente hanno atteggiamenti ambigui o palesemente contraddittori e dai quali abbiamo dimostrato di essere culturalmente diversi.  

La volta scorsa abbiamo parlato di quelli che non vogliono il cemento a Montarice, ma che da quelle parti si sono fatti costruire fior di palazzi e ville. Cosa che equivale a predicare sì l’amore libero però lontano dalla propria moglie.

Oggi vogliamo parlare del consumo di suolo, vero e proprio cavallo di battaglia dei cementipocriti. La giunta Montali era (?) contro la cementificazione e il consumo di suolo, ma non sempre e in generale, bensì soltanto in occasione della crociata scatenata contro la Coneroblu. Per questo si dice che chi si oppone a una lobby di solito è amico di una lobby diversa. Non c’è niente di male, naturalmente, perché ognuno è libero di portare avanti le proprie idee, che di solito coincidono con i propri interessi.  

Uno dei punti della delibera 46 del 21.11.2014 targata Montali-Riccetti-Berti – quella che ha annullato la delibera 63 targata Ubaldi e che ha praticamente messo fine alle velleità della Coneroblu sul Burchio – dice: “In caso di annullamento il Comune avrebbe la possibilità, alla luce di uno studio volto a garantire un disegno unitario della città, di regolamentare ex novo l'area oggetto di Variante, ricavandone certamente maggiori vantaggi (di carattere urbanistico e finanziario) a seguito della corretta impostazione della procedura”.

A parte la “carrettella” del “disegno unitario della città” – come dire che a Montarice si dovrebbero mettere casotti e ombrelloni – in pratica vi si dice che - se facciamo saltare la delibera Ubaldi potremo poi edificare sulla stessa area. Magari con meno metri cubi, giusto per salvare la faccia, ma con più soldi per il Comune. Chi sarà chiamato a costruire ve lo diciamo dopo. 

Il consumo di suolo, come si vede, è stato totalmente dimenticato: solo si dice di voler cementificare seguendo una diversa procedura. Insomma, per andare a Recanati sarebbero passati per Loreto piuttosto che per la strada dei Pali. Più ipocrisia di questa? E i montaricini che dicono? Non ci hanno fatto caso? 

Vediamo ora come nel nostro caso potrebbero intrecciarsi politica e giurisprudenza, intesa questa come criterio interpretativo adottato da un giudice nell’applicazione della norma attorno a questioni di tipo urbanistico.

Recentemente, a Porto Recanati abbiamo avuto tre avvocati in giunta – tra i quali il sindaco – e uno alla segreteria generale. Ma non si può dire che abbiano agito politicamente bene. Se fossero stati meno approssimativi nelle loro valutazioni e più prudenti nei loro atteggiamenti, oggi sarebbero a Palazzo Volpini. E chissà per quanto tempo ancora, visto che la sentenza del Consiglio di Stato sul Burchio avrebbe spinto il Partito democratico a rientrare in maggioranza.

Ma proprio questo è il punto. Veramente con il duo Montali-Riccetti ancora in sella avremmo avuto quella sentenza? O meglio, il duo Berti-Riccetti avrebbe funzionato meglio del duo Passerotti-Berti? No, perché Riccetti non avrebbe costituito nessun valore aggiunto in chiave politica, mentre Passerotti sì.

In conclusione, il Burchio non è passato perché a Palazzo Volpini c’era il commissario Mauro Passerotti. La sentenza del Tar aveva infatti rimesso il resort in sella, e seguendo la stessa prassi appare per lo meno dubbio che l’avvocato Berti sarebbe riuscito da solo a strappare una sentenza favorevole al Comune puntando tutto su un’unica aleatoria carta, quella dell’impatto ambientale. Su questa sentenza ci sarebbe molto da dire, e può darsi che lo faremo.   


lunedì 3 luglio 2017

Gli ipocriti ci pisciano in testa


Alcuni giorni fa sono andato a fare un po’ di footing dalle parti di Villa Gigli e tornando indietro – cosa che faccio sempre di passo – mi sono messo a osservare attentamente il panorama e a contare case – per lo più ville – a centinaia. Non so quante siano in totale, perché da dove mi trovavo non sarei comunque riuscito a contare quelle che si trovano sul versante nord della inquieta collina.
Mi sono chiesto chi fossero i proprietari, ma non sono riuscito a individuarne più di tre o quattro. Rientrato a casa, non ho potuto fare a meno di tornare col pensiero a quelle ville, tant’è che dopo la doccia mi sono messo a spulciare mentalmente l’elenco di quelli che hanno firmato la petizione contro il Burchio tirando a indovinare dove abitassero. Non ci ho cavato fuori niente, ma quei nomi non mi hanno lasciato del tutto indifferente. Non so di preciso, ma parliamo di oltre trecento persone, forse quattrocento.
Qualcuno tra i firmatari lo conosco bene e con uno di loro ho avuto modo di scambiare quattro chiacchiere il giorno dopo la mia visita a Montarice. Gli ho raccontato i miei pensieri e gli ho chiesto perché mai avesse firmato contro il Burchio. “Non lo so” – è stata la risposta secca. Cosa che sta a dimostrare che la domanda se l’era già posta e che quella doveva essere considerata una risposta definitiva.
Grazie alla confidenza esistente tra noi, gli ho chiesto ancora: “Hai mai pensato che la tua casa, se fanno il resort, varrà molto più di adesso in termini economici? E che dove ora strisciano pantegane, bisce e ladri notturni a infestare le vostre campagne e ad assaltare le vostre case potrebbero un domani esserci luce e vita? ”. “No – mi ha risposto – perché la mia testa era imbottita di slogan contro il Burchio e col pensiero non riuscivo ad andare oltre”.
Il discorso è finito lì, anche perché per delicatezza non ho insistito a fargli domande.
Proviamo comunque a immaginare che cosa ci fosse nella sua testa. Affari mafiosi, denaro sporco, intrallazzi, maneggioni, impatto ambientale, consumo di suolo, diritto al paesaggio, Ubaldi, Ubaldi, Ubaldi e ancora Ubaldi. Di sé e della sua famiglia non gli importava un fico secco, al nostro amico. Per sé e per la sua famiglia non desiderava niente. Lui pensava agli slogan anti Burchio e anti Ubaldi. 
"Tu hai una famiglia – gli avrebbe detto una mia saggia amica – e con gli slogan “nun se magna e nun se guadagna”.
Ma torniamo a quelle ville e ai firmaioli. Quanti slogan non hanno confezionato e quanti non ce ne hanno urlati in faccia? "Dio maledica i cementificatori e maledica il Burchio". Manco si trattasse di un penitenziario o di una discarica o di una centrale termonucleare, invece che di un resort di lusso.
Abbiamo riassunto con parole controllate per non ripetere le immonde volgarità che abbiamo dovuto ascoltare per settimane e settimane.
Ma come – pensavo io – sono loro i cementificatori, gli unici che hanno costruito palazzi e ville nei meglio siti di Montarice. Stanno forse imprecando contro se stessi? Ma come, quando costruivano su quella benedetta collina non si ponevano il problema dell’impatto ambientale, del consumo di suolo, del diritto al paesaggio? 
Che ingenuo, io che abito in una via dove transitano duecento macchine l’ora e che è forse l’unica via di Porto Recanati a non avere un filo di verde. Io vengo additato dai cementificatori di Montarice, dai padroni delle ville e da alcuni manutengoli di risulta come nemico del verde e amico del cemento. Io – cioè la mia famiglia, che non ha sradicato nemmeno un ciuffo d’erba per farsi la casa.
Vogliamo additarli, questi "cementipocriti"? Vogliamo dirglielo in faccia che hanno distrutto ciò che oggi fingono ipocritamente di voler preservare? Io ci sto.