domenica 18 giugno 2017

I piangina

Pubblico qui di seguito il comunicato congiunto delle forze di opposizione in Consiglio Comunale.  

Comunicato delle forze di minoranza

“ Ancora una volta, dobbiamo prendere atto dello scorretto ed incomprensibile comportamento dell'Ammministrazione riguardo la convocazione dei consigli comunali. Difatti, questi vengono convocati in tempi strettissimi, senza concedere alle minoranze la possibilità di approfondire adeguatamente gli argomenti all'ordine del giorno. Così facendo, viene volutamente impedito a tutte le forze di opposizione di poter svolgere il proprio compito e negata la possibilità di fornire un contributo costruttivo al bene della città. Sono comportamenti inaccettabili che si aggiungono, come avvenuto in passato, a ritardi nelle risposte alle interrogazioni, e che ci troviamo costretti a segnalare alle Autorità competenti. Il nostro è il disagio dei cittadini di Porto Recanati , che le minoranze rappresentano in larga parte: è nostro dovere dare loro voce, anche vista la scarsa considerazione di cui godono da parte di chi amministra. Per questo motivo intendiamo formalizzare la nostra protesta al Prefetto di Macerata, affinché venga adottato un comportamento corretto e rispettoso delle minoranze a partire dalla convocazione dei consigli".

Questo è l’ordine del giorno del Consiglio Comunale di lunedì 19 giugno.          
           - Approvazione verbali seduta precedente
               - Comunicazioni del sindaco
               - Ratificazione delibera di giunta n.101 avente per oggetto                    "Variazioni al Bilancio di previsione 2017-2019". 
               - Destinazione avanzo di amministrazione derivante                              dall’approvazione del rendiconto 2016 al Bilancio di                         previsione 2017-2019.
                - Variante PRG: correzione e precisazione grafica.

I consiglieri della minoranza sono Giovanni Giri (dirigente scolastico); Loredana Zoppi (avvocato), Giancarla Grilli (insegnante), Alessandro Rovazzani (avvocato), Sauro Pigini (ingegnere). Gente titolata, come si vede, e relativamente giovane, se non addirittura tale. E dietro a questi ci sono ancora avvocati, ingegneri, filosofi e forse anche preti. A costoro, quattro giorni non bastano per farsi un’idea circa gli argomenti sopra elencati. Che dire?

A questo punto sono costretto a mettermi nei panni di quei sei poveri pensionati della maggioranza e dei restanti sei, sempre della maggioranza, senza titolo accademico. Ma veramente a questi non gli gira la testa ad affrontare argomenti come per esempio l’approvazione dei verbali della seduta precedente?

Io penso che dovremmo idealmente revocare il titolo di studio ai consiglieri di minoranza e chiamarli d’ora in poi semplicemente “piangina”. I piangina organizzati, per meglio dire.  

Figuriamoci, che per buttare giù comunicati tipo quello sopra pubblicato fanno delle riunioni. E si riuniscono anche spesso, quasi fossero un unico partito. Non so se esista in qualche altra parte della terra una prassi politica istituzionale come questa. Vorrà dire che per le prossime elezioni avremo di nuovo il "listone".

Dico io, vuoi votare contro la maggioranza? Fallo tutta la vita, ma con motivazioni e argomenti tuoi. Che bisogno c’è ogni volta di riunirsi e consultarsi per poi uscirsene con uno stucchevole piagnisteo? “Never recriminate, never complain”, dicono gli inglesi. Mai recriminare, mai lamentarsi: se qualcosa non ti va bene cambialo, se non ne sei capace, taci. Almeno non cadi nel ridicolo.

Alla conferenza di Parigi del 1919, il presidente francese Georges Clemenceau disse al presidente del consiglio italiano Vittorio Emanuele Orlando – che non faceva altro che lamentarsi per non aver avuto il premio sperato dopo la Prima guerra mondiale – “Ah, potessi pisciare come lei piange”. Clemenceau, infatti, aveva problemi di prostata.  


giovedì 15 giugno 2017

Di pancia



Verso la metà del dicembre 2010, mi telefonarono Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo del Corriere della Sera. Intendevano realizzare un servizio giornalistico sull’Hotel House. Il Corriere aveva già inviato una sua giornalista e una troupe per la realizzazione di un servizio da inserire in un dischetto da distribuire in allegato al giornale. Ma il servizio non era piaciuto, perché troppo lontano dagli articoli da me scritti sullo stesso argomento. Perciò mi telefonarono – ricordo che era l’ora di cena – per avere informazioni più attendibili sul palazzone.

Il servizio uscì 18 dicembre 2010 sulle pagine dedicate al 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Ricordo soprattutto un episodio, di quel lunghissimo colloquio telefonico, lo stupore dei due colleghi quando dissi loro che a Porto Recanati avevamo quasi il 23% di residenti stranieri. “Non sembra verosimile – dissero. Quassù, in Lombardia, si fa casino per un 6-7%”.

Facciamo ora un salto fino a oggi. Mercoledì mattina ho seguito la trasmissione di Rai 3 Agorà, dove c’era qualcuno collegato che si lamentava perché nel suo intonso paese – 400 anime – volevano mandare 26 immigrati. Parliamo di un 6,9% del totale. In studio gli ospiti si sono subito scatenati chi pro chi contro l’immigrazione, ritenuta mortifera da una parte e salvifica dall’altra. Il conduttore Gerardo Greco di fronte a cotanta foga si è giustificato dicendo: “Che volete, questa è una trasmissione di pancia”.

Il giorno prima, Beppe Grillo aveva giustificato un suo parlamentare un po’ agitato e aggressivo dicendo che il loro è un movimento di pancia.  

Ora torniamo al nostro quasi 23% di immigrati. Il 2 aprile scorso – in considerazione del fatto che Lampedusa con 266 stranieri su circa 6.000 abitanti era stata candidata al Premio Nobel per la Pace – mi buttai e scrissi ch è tempo che sia Porto Recanati a essere candidata allo stesso premio, dal momento che di stranieri residenti ne conta 2.788. Dieci volte più di Lampedusa con poco più del doppio di abitanti. Salvati cielo, i soliti trinariciuti me ne hanno scritte di tutti i colori. Tutto cestinato, ovviamente.

Io ritengo che il mio sia stato un intervento assolutamente razionale e quindi non pretendevo che potesse essere capito da certa gente. Gente di pancia, come si continua a dire con una certa insistenza, che proprio per questo avrebbe potuto giudicare il mio come un discorso di pancia.

Non mi avrebbe fatto piacere, ovviamente, perché sappiamo tutti di che tipo di rumori e di odori è capace la pancia.

Ma nonostante ciò – e volevo arrivare proprio a questo – sembra che i nostri sindaci di questi rumori e odori non possano fare a meno e quindi si sono buttati anche loro a celebrare la pancia. Ma un Comune di pancia non può far altro che dar sfogo all’irrazionale. Ne abbiamo bisogno?

Ora, dato alla pancia ciò che è della pancia, cerchiamo – noi che siamo impegnati a darci un diverso decoro – di rimetterci sul piano del razionale, che è quello di conoscere l’ambiente in cui viviamo: i suoi problemi, i suoi bisogni. Questa è trasparenza, non certi artifici contabili o l’orario in cui bisogna pulire le latrine pubbliche.

Torniamo dunque alle percentuali di cui sopra. Sono da far venire i brividi. 

Da tempo immemore andiamo dicendo che a Porto Recanati serve un osservatorio sull’immigrazione, ma sembra che questa trasparenza non piaccia a nessuno. A Porto Recanati è più facile trovare un chilo di cocaina che un chilo di panocchie, ma questa esilarante realtà non preoccupa nessuno. 
  
Qui servono le scogliere, prima che il mare ci porti via, ma l’argomento non sembra di attualità. E che dire dei fiumi e dei fossi? A qualcuno fa addirittura comodo che siano allo stato brado, cosa che gli consente di rallegrarsi per il fatto che la nostra città non è più bandiera blu.

E del porto, che ce ne frega? A noi non interessa il turismo, noi abbiamo sposato il modello Guzzini: alberi sul bagnasciuga e costumi di canapa grezza. A tutto questo porta il parlar di pancia.  


 Nei prossimi giorni parleremo della difesa della costa e poi del porto, visto che della scuola non possiamo più parlare.          

lunedì 12 giugno 2017

Il terzo uomo

Chiedo scusa per questo continuo "stop and go", ma non sono ancora riuscito a risolvere i miei problemi con Internet.

Torno in campo in un momento molto particolare della politica cittadina, con il comune retto da due sindaci interni e uno, virtuale ma non tanto, esterno. C’è un sindaco legittimamente eletto e uno che lo è di rango e perciò legittimamente ammesso a dire la sua su ogni argomento che riguardi la pubblica amministrazione. Ma c’è anche un sindaco esterno, una sorta di terzo uomo di volta in volta in carica su argomenti che i sindaci interni non riescono ad affrontare con successo. A  volte può trovarsi a Macerata, ma più spesso a Porto Recanati.

Non hanno invece l’autorevolezza del sindaco, nemmeno di quello virtuale, i nostri consiglieri comunali, vuoi perché si perdono in discorsi senza alcun costrutto vuoi perché non riescono ad avere un buon rapporto con la controparte. Nel tempo si sono verificati episodi in cui abbiamo potuto costatare che due sindaci non bastano e che c’è bisogno del sindaco esterno.

Uno è l’episodio legato al cosiddetto Rendiconto 2016, nel quale il Partito Democratico e Città Mia hanno creduto di ravvisare un “buco finanziario” che “certifica che i cittadini contribuenti portorecanatesi negli ultimi anni (si parla di dieci anni e più) hanno ricevuto dal Comune meno servizi, in rapporto a quanto hanno regolarmente pagato, per uno scarto complessivo pari a 3.593.419,82 euro”. Una boiata colossale alla quale qualcuno ha anche creduto.

Essa lascia intendere che il Comune, invece di erogare in servizi i soldi già riscossi dai contribuenti, li abbia messi da parte per chissà quale oscuro scopo. E poi, che i cittadini contribuenti – senza distinzione di sorta, da quanto è dato leggere – abbiano regolarmente pagato quanto spettava loro è perlomeno contraddittorio, visto che gran parte degli accantonamenti derivano proprio dal fatto che moltissimi di quei puntuali cittadini non hanno pagato un tubo.

Ma in fin dei conti, non è questa la moralità della democrazia sociale? Se alcuni non pagano - per difficoltà oggettive, naturalmente - paghino gli altri con il sorriso in bocca.  E allora, perché star lì a frignare per qualche euro in più? Non siamo forse morali, noi?  

E poi ancora, visto che il Pd afferma che la pratica degli accantonamenti dura da almeno dieci anni, ci domandiamo come mai non se ne sia accorto quando era al governo della città con Sabrina Montali.

E che dire infine degli sperticati elogi rivolti a più riprese dallo stesso Pd al commissario Passerotti nonostante fosse un cinico “accantonatore” capace di accantonare persino il Fondo Indennità di fine mandato del sindaco Montali?

Altra questione per la quale due sindaci non sono bastati e ce n’è voluto un terzo è quella legata alla scuola alberghiera, che doveva accasarsi a Porto Recanati mentre invece il terzo sindaco l’ha spedita a Osimo. Sembrava fatta, quando a mandare avanti il Comune c’era il commissario Passerotti.

Sopraluoghi effettuati all’ex scuola Diaz da parte di tecnici della Provincia di Ancona avevano dato esito favorevole ed era arrivato anche il benestare del Comune di Loreto e dello stesso Istituto alberghiero Nebbia con relativa convenzione da firmare. Ma il sindaco Mozzicafreddo aveva forse altre idee.

Il 6 giugno 2016 dichiarò: “Sono senz’altro favorevole a una scuola di livello superire e credo che Porto Recanati debba averla. Ma relativamente alla scuola alberghiera, di cui si parla insistentemente, non ho notizie sufficienti per esprimere un giudizio circostanziato. So comunque che non esistono le condizioni per avere una nuova scuola e semmai ve ne fossero dovremmo cercare location diverse da quella indicata. A meno che non si tratti di una scuola a tempo determinato. In tal caso bisogna fare il calcolo dei costi e dei ricavi, perché a nessuno piace buttar via i soldi”.

Evidentemente Mozzicafreddo era favorevole all’alberghiero, altrimenti non avrebbe posto la condizione del tempo determinato. L’occupazione della Diaz era infatti a tempo determinato. Dev’essere che il secondo e il terzo sindaco non erano d’accordo con lui. Oppure che il calcolo dei costi e dei benefici non fosse favorevole.

Ma l’opposizione se n’è guardata bene di farne oggetto di interrogazione. “Ma come, signor sindaco, il Nebbia voleva portare 250 studenti a Porto Recanati e lei li ha mandati a Osimo?”. Non era una domanda lecita, questa? I nostri politici sono produttori di quantità industriali di interrogazioni e mozioni, ma praticamente tutte legate ad argomenti di nessun valore effettivo, come ad esempio la trasparenza. Quello che conta è che le cose siano fatte bene e che siano quelle giuste e non che ogni volta debbano essere passate in controluce.

Anche Sauro Pigini ultimamente ha interrogato il sindaco per conoscere i termini dell’affidamento del servizio di pulizia dei bagni pubblici, senza però ricordargli che due soli immondi pisciatoi in una città come Porto Recanati, di cui si vantano i sessantamila abitanti del periodo estivo, sono una cosa da terzo mondo. Vediamo se anche qui ci sarà bisogno del terzo sindaco.


Uno si chiede: “Ma perché due sindaci dovrebbero aver bisogno di un terzo sindaco?”. Io lo so, ma lo dico fra sei mesi.  Facciamo a Natale.   

venerdì 2 giugno 2017

A che servono?



Ciò che dovrebbe urtare più di ogni altra cosa a un portorecanatese vero e responsabile è che a decidere le sorti della sua città siano persone, comitati e associazioni che con Porto Recanati non hanno niente a che vedere. E poi che ci siano concittadini – o finti tali – che vorrebbero vedere e mantenere miserina la propria città. Questi e quelli, facendo leva sul poco coraggio dei cosiddetti portolotti, si sono uniti in unica possente crociata. Sì, si tratta proprio di crociata, perché non ci troviamo di fronte alla battaglia di un giorno, ma di una vita.

Eccole, le crociate contro l’infedele portorecanatese amante del progresso: villaggio outlet di Scossicci, Centro commerciale del Bivio Regina, rigassificatore, darsena, Parco del Burchio, ecc. Qui non stiamo a discettare sul valore intrinseco di ognuna di queste opere, ma reagendo allo stato di sudditanza – dovrei dire di minorità, ma non lo dico – in cui Porto Recanati versa al cospetto di realtà a sé aliene e ostili. 

Ultimamente ho criticato Italia Nostra per il suo continuo intromettersi – grazie anche alla presenza in loco di quinte colonne – negli affari di Porto Recanati, perfino facendo sentire la sua interessata presenza in più appuntamenti alla Sala Biagetti nell’imminenza delle ultime elezioni comunali. Da che cosa può essere legittimata un’invadenza così asfissiante? A che titolo parla questa che è un’associazione privata? Che valore hanno i suoi giudizi? E perché ascoltarli?

Il grado di civiltà di un popolo non si ricava dai suoi valori estetici o dalla sua morale, ma dalle sue leggi. Se un’iniziativa non è vietata dalla legge, perché mai dovrebbe arretrare o addirittura naufragare di fronte alle valutazioni di associazioni ambientaliste o di soprintendenze? A che servono gli  uffici tecnici comunali, provinciali e regionali se i loro pareri possono essere resi nulli da una qualsiasi associazione ambientalista? Non ci sono forse negli uffici tecnici fior di ingegneri, architetti, urbanisti, geologi, eccetera? E non ci sono le Conferenze dei servizi a esprimere parere di impatto ambientale di un’opera?

Parlo con cognizione di causa, avendo avuto diversi e anche turbolenti confronti con la compianta Liana Lippi, soprintendente ai Beni architettonici e ambientali delle Marche nei primissimi anni 2000 -  ai tempi, cioè, in cui si doveva decidere delle sorti del Capannone Nervi.

Guglielmo Ockam diceva che “è sciocco moltiplicare arbitrariamente gli enti”, e questa semplice osservazione fece cadere, per il suo assoluto buon senso, tutto il grandioso sistema cosmologico aristotelico-tolemaico. Ecco: a che servono le associazioni e gli enti che si occupano di urbanistica quando già ci sono innumerevoli valenti tecnici a interessarsene?

Vediamo ora la battaglia contro il rigassificatore promossa dal proprietario dell'Api Ferdinando Brachetti Peretti e sostenuta da Forza Italia e dal comitato RigassificatoreNoGrazie. Come si è conclusa? Nel modo che il rigassificatore è andato a Falconara – anche se io non credo che vedrà la luce – cioè a 14 chilometri dalla costa e quindi vicinissimo – osservare attentamente la mappa – a sette delle otto sorelle che hanno fatto da spalla a Brachetti Peretti. Parlo di Ancona, Camerano, Sirolo, Numana, Castelfidardo, Loreto, Recanati. Porto Recanati è alla stessa distanza che se lo avesse avuto al largo di Scossicci, ma stranamente nessuno ne ha più paura.

E cosa disse Moreno Pieroni – che a suo tempo fece carte false per boicottare il rigassificatore di Porto Recanati – all’assemblea delle Marche il 17 maggio 2011 a proposito del rigassificatore di Falconara? Esattamente questo: “… se si parlerà semplicemente di un rigassificatore diremo no (intendendo noi socialisti), se invece parleremo di un contesto energetico inserito in un confronto forte con la proprietà (cioè con l’Api di Brachetti Peretti), saremo pronti a dare delle risposte e magari a modificare anche i nostri pareri”. E infatti li modificarono, un po’ come Alberto Sordi in Tutti a casa.

Detto questo, c’è anche da dire che tutti quelli che si vantano di aver fermato la Gaz de France farebbero bene a essere più cauti, perché dovrebbero prima parlarne magari con Gianni Letta.

Concludo ricordando un evento che  avrebbe potuto cementare lo spirito di popolo dei portorecanatesi, sempre pronti ad azzuffarsi ma mai disponibili se c’è da far sistema per conquistare qualche importante traguardo. Parlo della costituzione del  Comitato per Ancona, che ha avuto tra i fondatori più importanti Giovanni Giri e Roberto Annibaldi. Lì sì era stata trovata un’unità di intenti tra tutte le componenti della società portorecanatese.

Ma si trattò di un entusiasmo effimero, perché la riduzione del numero delle provincie è saltata e Porto Recanati ha potuto salvarsi dall’andare a finire in Provincia di Ascoli Piceno. Ma in compenso è caduta di nuovo nel baratro della incomunicabilità politica e sociale.


Oggi nemmeno il porto riscalda i cuori, perché ci sono gli amici di Italia Nostra che vanno girando col “cariolo” carico di panetti di ghiaccio.