giovedì 30 marzo 2017

Il secondo fronte

Chiuso per adesso l’argomento Burchio – te laudamus Domine – siamo in attesa che si apra un altro fronte di discussione, lungo il quale saremo chiamati a combattere almeno fino alla fine dell’estate: quello delle acque di balneazione. Questa è la battaglia più subdola dell’altra perché, pur figli di una stessa madre, i porto recanatesi non si sentono fratelli. Fuor di metafora, a Porto Recanati c’è chi pagherebbe di tasca propria pur di vedere la merda invadere il mare e i turisti scappare verso altri lidi.

Il tormentone si può dire sia già iniziato con l’arrivo nella nostra città del presidente della Fee Italia – organo che concorre all’assegnazione delle Bandiere Blu – Claudio Mazza, alcuni suggerimenti del quale vanno in senso esattamente contrario al comportamento dei porto recanatesi del dissenso. Ha detto infatti il presidente che per raggiungere certi risultati occorre impegnare attorno a uno stesso obiettivo “uffici e servizi comunali con il coinvolgimento di tutta la comunità: cittadinanza, operatori, scuola”.

Ma quando senti gente stappare gazzose perché Goletta Verde ha fatto sapere che nelle Marche – Porto Recanati compresa, ma altre realtà non meno compromesse di Porto Recanati escluse – il mare è inquinato, sai che la battaglia da combattere è più lunga e più aspra 
del previsto. Da far notare, comunque, che il giudizio di Goletta Verde riguardava tutto l’Adriatico da Vasto –  più in giù non sono andati – a Trieste.

Giusto per mettere le cose in chiaro e per tutelare questa città dalle chiacchiere dei suoi stessi abitanti, facciamo ancora notare che Goletta Verde, quando la scorsa estate pubblicò i suoi dati, non si riferiva alle acque di balneazione ma ai tratti di mare antistanti la foce dei fiumi - praticamente dove non c’è mai nessuno a fare il bagno. E allora andiamo a vedere quali dati presentava Porto Recanati lo scorso  settembre.

Nei 12 prelievi effettuati dall’Arpam il 1° settembre 2016, Porto Recanati presentava i seguenti valori: coliformi (valore limite 200), valori riscontrati 0-1-1-2-2-2-2-3-3-4-5-7; enterococchi (valore limite 500), valori riscontrati 0-0-0-0-0- 0 -2-2-2-4-4-6. Davanti alla Fiumarella i valori sono stati 7-2-5-4 per i coliformi, 6-2-4-4 per gli enterococchi. I fiumi Musone e Potenza hanno fatto registrare valori non conformi il primo, conformi il secondo.

Se qualcuno dei detrattori del proprio paese avesse avuto là bontà di andarsi a leggere le valutazioni Arpam – obbligatoriamente esposte nelle bacheche dei balneari – avrebbe avuto la bella sorpresa di vedere il mare di Porto Recanati premiato con tre stelle – cioè il massimo – che vogliono dire acque di balneazione “eccellenti”. Infine, a fronte di limiti di legge, che per i coliformi sono fissati a 200, Porto Recanati ha fatto registrare una media di 7,1. Per quel che riguarda invece gli enterococchi, a fronte di un limite massimo fissato a 500, è stata rilevata una media di 6,2.

Come si vede siamo molto lontani dai confini dell’inferno.  


lunedì 27 marzo 2017

Chi ha paura della darsena?

In un post di una ventina di giorni fa, abbiamo parlato della darsena, dei quattromila posti barca necessari alle Marche per implementare il turismo nautico e della lettera dell’allora assessore regionale Paola Giorgi, che diceva sì alla darsena ma a condizione che si procedesse anche a rinvigorire il litorale di Scossicci.

E chi lo dovrebbe rinvigorire a suon di milioni non è la Regione – responsabile unica del degrado in cui versa la spiaggia di lassù – ma la Donati di Roma e la Besix di Bruxelles, cioè l’associazione temporanea di società che ha vinto la gara internazionale per l’aggiudicazione dei lavori indetta dal Comune di Porto Recanati con il patrocinio della Regione Marche. Fin qui abbiamo nominato soggetti ed enti interessati direttamente alla questione, ma ora vediamo che cosa ne pensano gli interessati non diretti, se vogliono o non vogliono la darsena.

Prendiamo ad esempio i due più importanti “partiti” di Porto Recanati: il Movimento 5 Stelle e il Partito Democratico. Tempo di approccio alle elezioni. Il Partito democratico manifestò il proprio interesse per la darsena e il suo candidato sindaco Giovanni Giri affermò di considerare “la realizzazione di questa importante opera tra gli obiettivi imprescindibili del suo programma elettorale”. A sua volta, l’allora segretario Antonella Cicconi non esitò a dire che il suo partito riconosceva l’importanza di questa fondamentale opera. “Perciò, se toccherà a noi governare – affermò – faremo di tutto affinché sia a livello locale che regionale sia considerata una priorità”.

La Cicconi ha detto anche che la darsena era nell’interesse del Pd pure durante il mandato Montali – e non c’è motivo di non crederle – ma il fatto è che proprio il suo sindaco di allora si premurò di dire che “la darsena non è una priorità”. Con tutto ciò, e per quel che ci riguarda, vogliamo credere alla buona fede di Antonella Cicconi.

Passiamo all’altra sponda, dalla parte, cioè, di quelli che non hanno paura soltanto del Burchio – il nome del luogo li giustifica ampiamente – ma anche della darsena. Parliamo di M5S, che qualche tempo prima del pronunciamento del Pd assunse la seguente posizione. “Il Movimento5Stelle dice no all’ennesima proposta devastatrice del territorio che circola in questi giorni a Porto Recanati e che vorrebbe realizzare una darsena artificiale in località Scossicci”.

Poi M5S rincara la dose. “Ove mai dovesse essere soltanto cantierato – diceva – il progetto avrebbe un impatto talmente negativo con la realtà turistica ed economica della zona da distruggerla totalmente”. In altre parole, M5S ci dice che una darsena turistica distruggerebbe il turismo. 

M5S parla anche di realtà turistica ed economia tipica della zona e probabilmente si riferisce a un ideale futuro in cui i suoi sogni per Scossicci si realizzeranno. Forse gli stessi sogni di un noto architetto dei paraggi, il cui progetto per Scossicci è quello che vediamo in alto.


“Al marinaio che non sa dove andare nessun vento è favorevole”. La chiudiamo così.  

giovedì 23 marzo 2017

Facciamo fuori l'Udc



Qualche tempo fa, in un post sui partiti ho ricordato che la piccola Udc ha governato Porto Recanati con un suo sindaco dal 1999 al 2014 e che si appresta ad arrivare a venti anni di potere con Roberto Mozzicafreddo. Il post si chiudeva con una parola d’ordine: “Mandiamo a casa l’Udc”. Non era una “boutade” e lo dimostrerò.

Elezioni 1999: vince Glauco Fabbracci contro Giuseppe Casali e Giuseppe Giampaoli. 2004: vince ancora Glauco Fabbracci contro Francesco Gaetini. 2009: vince Rosalba Ubaldi contro Lorenzo Riccetti. 2014: vince Sabrina Montali contro Rosalba Ubaldi, che però si prende la rivincita facendo fuori la Montali un anno dopo il suo insediamento. 2016: vince Roberto Mozzicafreddo contro Giovanni Giri. Ora, nell’arco di questi diciassette anni, quale sarà stato il valore elettorale medio dell’Udc? Forse il 4%, probabilmente meno.

Qui parliamo come sempre di politica tout court e non di politica amministrativa. Ora, qualcuno sostiene che dovrei dire qualcosa anche dell’Udc, come per il Partito Democratico e le liste cittadine. Con ciò intendendo dire – lo si capisce – che dovrei parlarne male.

Non sarà così, ovviamente, perché non penso si possa dir male di un partito che con quella miserrima percentuale di voti è riuscito a vincere quattro elezioni su cinque e a stravincere ex post anche l’elezione che aveva perso. La politica è prima di tutto conquista e gestione del potere nell’interesse della città. Chi ne resta fuori si consola con il lamento di Federico.  

Qui apro una parentesi. È stato detto, in modo molto truffaldino, che la Ubaldi ha perso contro la Montali a causa del Burchio. Io, che parlo di politica, dico invece che il Burchio non c’entra proprio per niente, perché Alternativa Civica era già schierata contro la Ubaldi da molto prima che uscisse fuori la questione del Burchio e così Paese Vero. Porto Recanati a Cuore non ce lo metto perché alle elezioni del 2014 non ha presentato una sua lista.

Allora, facciamo i conti e vediamo quanti si sono schierati con la Montali e quanti con la Ubaldi. Montali: Partito Democratico, Uniti per Porto Recanati, Alternativa Civica, Paese Vero, Partito Socialista, Sinistra Ecologia e Libertà con l’appoggio diciamo così esterno di La Destra, Forza Italia e spezzoni di Alleanza Nazionale e di altri settori della destra. Con la Ubaldi c’erano Udc e non tutto Fratelli d’Italia. Con quell’armata al seguito, la Montali prese 2.759 voti contro i 2.237 della Ubaldi. Una sconfitta politica, dunque, per l’ex sindaco, ma il Burchio non c’entra proprio niente.


Cionondimeno, dopo aver riconosciuto il valore dell’Unione Democratica di Centro in quanto a capacità politiche, dico che dobbiamo farla fuori politicamente – meglio precisare, visti i brutti ceffi che circolano a Porto Recanati – ma non facendo le ammucchiate come nel 2014, bensì crescendo politicamente ognuno nella propria autonoma ricerca di valori di riferimento. In caso contrario saremo in eterno costretti a subire il piagnisteo di chi vede trame dappertutto e non riesce a prendere atto della propria inefficienza politica. 

mercoledì 22 marzo 2017

Partito Democratico al buio


Non avendo un punto di riferimento ben preciso né una piattaforma politica stabile, il Partito Democratico di Porto Recanati è caduto inopinatamente in una serie impressionante di equivoci.  E’ dal 25 giugno 2016 che questo partito è senza un segretario – un commissario di solito è molto cauto nel prendere decisioni politiche – e questo vuoto si sta facendo sentire in modo fragoroso.

Prendiamo il caso più recente, esattamente quello relativo all’ultimo consiglio comunale. Giancarla Grilli, che parlava a nome di Città Mia e che aveva al suo fianco il suo capogruppo Giovanni Giri, ha annunciato, o meglio minacciato, che in caso di approvazione definitiva della variante del Burchio ricorreranno al Tribunale Amministrativo Regionale.

A parte tutti i problemi di ordine legale e burocratico che la cosa comporta, chi sarà a ricorrere? Chi saranno i portatori ideali e materiali di una tale iniziativa? Suppongo Città Mia. Ma il Pd concorda con questa radicale presa di posizione di un gruppo di cui è la componente più importante pur sembrando essere quella meno determinante? Le voci provenienti dal suo interno dicono che non viene nemmeno informato su che cosa fa la mano destra della coalizione.

Obnubilato un po’ dalla mancanza di una guida certa e molto a causa del coltivare al suo interno quei pregiudizi per i quali si è spesso portati ad avere un’immagine distorta della realtà, il Pd non ha forse compreso la gravità della minaccia portata da Città Mia in consiglio comunale.

Primo perché un consigliere comunale in generale non può impugnare gli atti emessi dall’ente di cui fa parte (contraddizione in termini); secondo perché commette il grave atto di non riconoscere il valore delle deliberazioni del consiglio, organo istituzionale che egli stesso contribuisce a formare; terzo perché tradisce uno dei requisiti fondamentali della democrazia, per il quale la maggioranza ha diritto a governare seguendo il proprio progetto politico amministrativo.

Il Pd ha forse smarrito il senso delle istituzioni? Non si può abdicare al proprio ruolo di guida politica di una città – e questa è l’ambizione minima che dovrebbe avere il primo partito cittadino – per seguire i velleitarismi di chi magari è riuscito persino a dire che il porto non è una priorità per Porto Recanati.




    

martedì 21 marzo 2017

Retorica bolsa

                                                                                   
Che l’adozione preliminare della variante del Burchio sarebbe passata senza defezioni né da una parte né dall’altra era scontato. Dodici a cinque doveva essere e dodici a cinque è stato. Il consiglio comunale di lunedì non ha incantato nessuno, anche se c’è stato del bello e del nuovo. Ma, ahinoi, il bello non era nuovo e il nuovo non è sembrato bello. Mi spiego.

Per me il bello è stato Giovanni Giri, che però non è nuovo, mentre il nuovo avrebbe potuto essere Giancarla Grilli o Alessandro Rovazzani, che però non sono apparsi belli. Chiarisco. Di Giovanni Giri mi è piaciuto il suo ponderato argomentare e la sua idea di fondo che un corretto e armonico sviluppo urbanistico di una città deve riguardare il territorio nel suo complesso e non già singole particelle di esso. Ma Giri non è il nuovo, perché i suoi concetti sono stati già elaborati da altri e anche sviluppati in ben diversa direzione, rispetto alla sua. Insomma, una lezione da professore ma non da imprenditore.

Giancarla Grilli potrebbe essere il nuovo, ma non il bello, in quanto non si confà a una signora usare l’invettiva come modalità comunicativa. Alessandro Rovazzani non ho avuto il piacere di ascoltarlo per un impegno di una mezzoretta che mi ha costretto a lasciare la sala consiliare, cosicché non ho sentito né lui ne Sauro Pigini. Ma mi sono arrivate molte telefonate di biasimo sul suo comportamento. Poi dirò perché, ma qualcosa avevo capito ascoltando la dichiarazione di voto di Pina Citaroni.

Di Loredana Zoppi mi è piaciuta la sua solita incisività a prescindere dai contenuti, che comunque non sono stati da sottovalutare. Di Sauro Pigini ho già detto. Come si vede mi sono orientato più sullo stile dei singoli oratori che sul contenuto dei loro interventi, perché spesso la forma, soprattutto in politica, è anche sostanza, e una cattiva forma è anche cattiva sostanza.

Prendiamo ad esempio il rivolgersi di alcuni consiglieri della minoranza ai colleghi della maggioranza con toni odiosamente paternalistici. “Ma che fate, pensateci bene. Venite sulle nostre posizioni, le uniche giuste. Siete un po’ obnubilati, lo capiamo, ma non fatevi abbindolare. Svegliatevi, non votate questa robaccia. State sbagliando e non ve ne rendete conto”, e via con queste stucchevoli e antipatiche menate paternalistiche. Come non bastasse, eguale intrusione nella sfera delle libertà personali è stata attuata anche nei confronti del segretario generale, che è un semplice funzionario. 

Insomma, bolsa e insinuante retorica che induce a considerare rinsavito chi abbandona le proprie posizioni per venire sulle nostre, mentre considera un voltagabbana o un traditore chi dalle nostre posizioni passa a quelle dell’avversario.  E poi: “Voi votate per una cosa che non conoscete e vi rassegnate a seguire gli ordini del padrone. La realtà la conosciamo noi che non ci lasciamo irretire dai potenti”. Ecco una cattiva forma che diventa cattiva sostanza. Tutto ciò è mancanza di rispetto per la persona, per il collega e per la stessa istituzione Consiglio comunale, e chi la subisce dovrebbe sentirsene mortalmente offeso. Essere trattati da bambini idioti non fa piacere a nessuno.

Comunque, anche questo consiglio comunale ha messo in evidenza una consolidata unità d’amorosi sensi - che personalmente non apprezzo -  tra i gruppi di minoranza. Ma non perché hanno tutti votato No al Burchio – ho già detto sopra che era scontato – bensì perché tutti indistintamente hanno detto di non essere contrari agli alberghi. Qualcuno ha detto che gli andrebbe bene persino quello del Burchio, se non ci fossero le villette intorno. Un giorno parleremo anche di questo, se sia più “ambientalmente corretto” un albergo o una villetta.      



domenica 19 marzo 2017

La ragione e la pancia

Contro la facile propaganda di chi si oppone al resort del Burchio, diciamo che il ben ordinato costruire risponde bensì a esigenze estetiche e logistiche, ma non etiche.

Il resort del Burchio, come ogni altra singola opera, difficilmente potrà modificare il destino di Porto Recanati - dove purtroppo manca la giusta mentalità imprenditoriale - ma potrà essere motivo di stimolo per chi nella nostra città volesse investire. Ma per mantenere e migliorare questa risorsa occorre che la città faccia sistema e che tutti i cittadini contribuiscano a rendere funzionale tale sistema.

Succede questo a Porto Recanati? Proprio no. Anzi il contrario, che gente rancorosa, invidiosa e cattiva mostra un odio profondo nei confronti di chi ama guardare avanti in direzione di un miglioramento delle proprie condizioni di vita, di quelle della propria famiglia e di conseguenza della collettività nel suo complesso. Perché è un dato acquisito che chi opera e si impegna per migliorare il proprio standard di vita produce un surplus di ricchezza che va a beneficio di tutta la collettività. Se il benessere generale cresce, è perché c’è gente che dedica gran parte della propria vita a produrre ricchezza.

Contro il Burchio si muovono forse virtuosi e innocenti? No, perché non ci sono virtuosi e innocenti, a Porto Recanati, ma solo gente che guarda ai propri interessi mascherandoli da valori e che si oppone a gente che invece chiama le cose con il loro nome. C’è chi scagliandosi contro il Burchio vuole intercettare voti e chi lo osteggia perché sembra avere una idiosincrasia nei confronti di vecchi e nuovi amministratori e per i nuovi alberghi. E ci sono, ahimè, quelli che si accodano come pecore.

Ma ci sono anche coloro – e sono la stragrande maggioranza – che vedono nella realizzazione del Parco del Burchio una opportunità per la nostra città. Questi guardano al concreto, quelli – danno a credere – a motivi ideali. Ma i motivi ideali sono una finzione, una squallida finzione per coprire interessi nascosti. Come i sedicenti altruisti, che non si muovono se non per andare sulle prime pagine dei giornali.

Porto Recanati ha avuto la fortuna di avere il Natale 2014 – quello del governo Montali-Riccetti – sponsorizzato da Rainbow, Skema - società attiva in ambito immobiliare - e altri che poi dal giorno del commissariamento del Comune non abbiamo più visto. È stato un peccato, perché si trattava di imprenditori. Ma perché sono venuti proprio a Porto Recanati? Non ve lo so dire, e a sospettare si fa peccato.

Contro il resort del Burchio c’è un atteggiamento schifosamente esagerato, manco si trattasse di una discarica a cielo aperto o di una centrale nucleare. Potrei capire che alla realizzazione del resort si opponga un albergatore; ma gli altri, da che cosa sono mossi? Ancora una volta, non venitemi a parlare di impatto ambientale, perché - non dico al Burchio ma nemmeno a Montarice - nessuno ha mai visto, neppure di sfuggita, uno dei nostri zelanti ambientalisti.

Qualcuno obietterà che a Montarice ci sono gli ambientalisti di Montarice. E’ vero, ma sono proprio loro gli unici cementificatori conosciuti di quella zona. E allora non rompano gli zebedei a chi invece questo privilegio non ha mai avuto.

Adesso una questione di logica. Dicono che il terreno su cui dovrebbe sorgere il Parco del Burchio è a rischio idrogeologico e che pertanto dovrebbe essere escluso da ogni tipo di lottizzazione. A parte il fatto che a rischio idrogeologico non vuol dire che non possa essere edificato senza correre rischi – lo sa bene anche chi diffonde certe baggianate – e che inclinometri piazzati da anni su tali terreni non hanno registrato nemmeno lo spostamento di un millimetro, ci si vorrebbe far credere che una volta buttati 60 milioni per l’acquisto e l’edificazione di quelle aree la Coneroblu non farà altro che aspettare con impazienza che tutto finisca dentro al fiume magari festeggiando a caviale e champagne l’avvenuto disastro? Capiamo tutte le riserve degli anti Burchio e molte ne condividiamo, ma certi ragionamenti rasentano l’assurdo.


La maggioranza domani faccia il proprio dovere, e altrettanto la minoranza. Ma lascino da parte le suggestioni. L’uomo non è solo pancia, ma anche ragione, e a questa occorre affidarsi.       

sabato 18 marzo 2017

Chi ha paura del Burchio?


Lunedì, in consiglio comunale si parlerà e si voterà sulla variante del Burchio. Sappiamo già tutto in proposito, anche che la maggioranza Mozzicafreddo è intenzionata a dare il via libera e che le opposizioni diranno di no – chi per un motivo chi per un altro, si spera.

Per quel che mi riguarda sono preliminarmente e totalmente d’accordo con coloro che ritengono non sia stata buona cosa aver saturato il territorio con importanti lottizzazioni rimaste poi lettera morta. Ricordiamole. 2 lottizzazioni Bivio Regina, area commerciale Santa Maria in Potenza, NSP1 Hotel House, Leon Viviana, Laghetti Volpini, Delegazione Pontificia, Garden De Marco, Malibù, 2 lottizzazioni Scossicci e 2 area industriale Ghergo. Qui finisce la mia identità di vedute con gli anti Burchio e dico subito il perché.

Premesso che sono convinto che il resort del Burchio da solo non è in grado di dare una risposta risolutiva ai tanti problemi di Porto Recanati, sono però anche persuaso che una risposta, seppure parziale, la dà: quella di far vedere che a Porto Recanati qualcosa si muove e che questa gradevole cittadina guarda al futuro e al turismo internazionale, che è quello più promettente.

La nostra città vive di turismo, fortunatamente, e può giovarsi di un’economia diciamo così pulita, che non ha cioè la necessità di puntare verso il cielo né fumaioli né ciminiere. Il turismo non è suscettibile di grandi crisi, se è ben organizzato e l’offerta è di qualità. Ed è la più grande risorsa anche per i giovani, se impareranno ad apprezzarlo e ad assecondarne lo sviluppo.  “Il destino trascina chi gli si oppone, ma accompagna chi lo asseconda” (Seneca). In un futuro non troppo lontano, la stragrande maggioranza della popolazione mondiale vivrà lungo le coste, ragion per cui ci troveremo in grosse difficoltà, se non ci ammoderniamo.  

Mettiamo dunque alla prova la nostra razionalità. Domanda: se uno ha un albergo, ne vorrebbe uno concorrente vicino al suo? Evidentemente no. Tra parentesi, il Burchio – non inganni il nome – è un albergo con tanto di centro benessere e altri confort. Se Loreto volesse fare un centro commerciale, per esempio alle Grotte, ne vorrebbe uno a Porto Recanati? Certamente no. Dunque, questi ragionano correttamente, ma contro Porto Recanati.

Altra domanda. A parità di cubatura e di progetto, vale più una casa in campagna o una in città? Ovviamente la seconda, e di molto. Quelli che abitano a Montarice, avranno un apprezzamento della loro casa se si farà il resort del Burchio o un deprezzamento? Un consistente apprezzamento, ovviamente. I ladri e i rapinatori che scorrazzano tra le ville di Montarice, saranno agevolati dalla presenza di più case, più luce, più gente, più vita, più movimento e quindi più forze dell’ordine, oppure ostacolati? La risposta è che avranno vita più dura.

E allora, quelli che hanno le ville a Montarice, perché sparano a zero contro quelli che magari abitano in via Garibaldi solo perché sono favorevoli al Burchio? Difficile dire. E chi sono i cementificatori di Montarice tra coloro che hanno casa in via Garibaldi e coloro che hanno le ville a Montarice? Ovvio che i secondi. Vedete, dunque, quante logiche rovesciate. Ma la cosa non ci sorprende perché l’irrazionalismo è più diffuso di quanto si pensi ed è soggetto a esaltarsi di fronte ai mistificatori della realtà.


Per concludere, si può essere pro o contro il resort del Burchio, ma con buoni motivi. Non perché qualche capopopolo ci trascina contro il nostro stesso interesse. Il mito del territorio è una mistificazione e le persone con la testa sul collo sanno che prima del territorio viene l'essere umano con i suoi bisogni.  

venerdì 17 marzo 2017

Le recenti manovre politiche di Uniti per Porto Recanati

Nell’assemblea pubblica del 15.06.2015, organizzata da UPP e svoltasi alla Palestra Diaz, si è accreditata di fronte ad un folto pubblico l’immagine di piena condivisione del progetto per la città ingiustamente interrotto. Nella realtà, e con il senno del poi, UPP aveva già rottamato il suo interprete principale (Sabrina Montali) e iniziato a riabilitare alcune forze politiche complici del commissariamento. Gli stessi di Uniti per Porto Recanati vanno dicendo nelle riunioni che organizzano presso il Capannone dell’ex consigliere Giuliano Paccamiccio, rispondendo alle domande degli ingenui che si interrogano sul motivo della mia assenza, che mi sono ritirata a vita privata e non sono interessata alla politica; dicono anche che il candidato Sindaco di UPP non sarà Lorenzo Riccetti. Solo per dovere di chiarezza, informo i cittadini portorecanatesi che non mi sono ritirata dalla politica e non ho intenzione di farlo. Consiglio anche di non credere alle indicazioni di UPP sul suo candidato Sindaco che in verità risulta in pectore già dal lontano 2009. Rimango stupefatta di fronte alle manovre che i vari gruppi politici stanno mettendo in atto in vista delle prossime elezioni amministrative. Parlo dello schieramento che alle ultime elezioni 2014 ha avuto la storica possibilità con la mia candidatura di riportare il centro sinistra alla guida della città dopo 20 anni di assenza. E’ spiacevole costatare che quei movimenti composti (a parole) da "guerrieri coraggiosi e senza macchia", fino a qualche mese fa paladini (sempre a parole) della coerenza e del basta al vecchiume politico, adesso disinvoltamente brigano con l’utilizzo dei metodi propri dei più collaudati vecchi marpioni della politica. Mi riferisco all’Associazione politica Uniti Per Porto Recanati, il cui Presidente e i vari componenti del novello Consiglio Direttivo hanno ricoperto cariche di assoluto rilievo nella passata amministrazione: Lorenzo Riccetti - Vice Sindaco, Assessore all’Urbanistica, ai Servizi Demografici e alla Polizia Urbana; Loredana Zoppi - Assessore al Bilancio e ai Servizi Sociali e Sanitari; Paccamiccio Giuliano - Consigliere Delegato alla Difesa della Costa, Attività Produttive e Demanio Marittimo; Rina Stefanelli (eletta in quota Pd e poi passata ad UPP) - Consigliere delegato alle Politiche per l’ Istruzione, Mensa e Trasporto Scolastico; Maria Elena Fermanelli - Consigliere delegato alle politiche per la solidarietà e l’integrazione, Alessio Sampaolesi - Consigliere delegato allo Sport, Verde pubblico e decoro urbano. Già un serio stupore mi aveva colto nel leggere di una lettera a firma congiunta (chiaro segnale politico anche con il riferimento ai 2000 elettori che ritengono di rappresentare) dalla Triade Riccetti, Agostinacchio e Fiaschetti fatta pervenire al Commissario Passerotti il 24.12.2015. Poi gli articoli del Corriere Adriatico che parlano (senza smentita) di una corrispondenza di amorosi sensi tra Uniti per Porto Recanati, Paese Vero e Alternativa Civica .Evidentemente, in pochi mesi, il Presidente di UPP ha superato tutte le pregiudiziali nei confronti di Paese Vero (Gaetano Agostinacchio) sollevate con il tipico aspro puntiglio in occasione della questione Farmacia Comunale (per la cronaca ancora saldamente in mano a Lucio Temperoni – Forza Italia), sfociate nella pubblica presa di posizione della stessa Associazione contro il Sindaco che ha dato il via alla crisi politica finita nello Studio del Notaio Patruno. Invito tutti a leggere il post di UPP su Facebook del Venerdì Santo 2015 al quale è seguito, a stretto giro, quello del fido (di UPP) Giovanni Pierini (P.S.I.) che insieme all’altro noto fido Ivo Costamagna (P.S.I) hanno accusato il Sindaco Montali di atteggiamento esecrabile, metodi da vecchia politica, appartenenza a cerchi magici ed altro. Non so come abbia fatto Maria Elena Fermanelli (di cui conosco l’autentica passione per la questione Hotel House) ad avvallare il nuovo corso del suo movimento dopo l’incursione di Salvini e la strumentalizzazione che ne ha fatto Fiaschetti per giustificare il suo passaggio all’opposizione. Pregiudiziali quelle di Uniti per Porto Recanati nei confronti di Paese Vero (e anche degli altri partiti e gruppi della coalizione Noi per Porto Recanati) politicamente poco generose se si pensa che l’unico movimento politico che ha partecipato alle elezioni amministrative 2014 con la sicurezza anticipata dei posti nella futura giunta è proprio UPP (Vicesindaco, Assessorato all’Urbanistica oltre ai 5 posti nella lista). Neanche il PD, forza politica nazionale garante dell’intera operazione, ha osato tanto! Altri vezzi di UPP (ai quali pensavo avesse rinunciato crescendo) sono quelli, ormai fuori tempo, ispirati dalla peggiore ideologia vetero comunista nei confronti di nuovi e vecchi oppositori, ovvero la “doppiezza” (variare i contenuti da comunicare a seconda dell’interlocutore di turno o del ruolo che il messaggero ha all’interno della struttura organizzativa dell’Associazione), del “ con me o contro di me”...

Porto Recanati 13.01.2016

Avv. Sabrina Montali - Coordinatore Libertà e Giustizia P.R.



mercoledì 15 marzo 2017

Del detto che con il 23.64% non si governa


Un valente esponente dell’opposizione – non chiedete il nome che non ve lo diciamo – ebbe a dire in consiglio comunale che non si può governare con il 20% dei suffragi, evidentemente rivolgendosi al sindaco Mozzicafreddo. Ma questo è un parere antidemocratico, e lo è per più di un motivo.

Il primo è che il 23,64% dei suffragi – dato della lista Insieme alla gente – ha regalato ai vincitori delle ultime elezioni 11 consiglieri comunali più il sindaco, contro i 5 assegnati alle opposizioni. 12 contro 5 basta e avanza per governare, soprattutto se si tratta di una maggioranza coesa e politicamente omogenea.

Questa è la regola della democrazia e del maggioritario: chi prende più voti governa e se ne parla fra cinque anni.

Le regole sono essenziali non solo in democrazia ma in ogni ambito della vita in società, e vanno tassativamente rispettate. Anche perché sono state adottate in conformità e nel rispetto di una legge fondamentale, invincibile e originaria che legittima tutte le leggi: la Costituzione. Chi nega questa evidenza non potrebbe nemmeno essere chiamato cittadino.

Lo Stato è infatti l’organizzazione politica di un popolo all’interno di un territorio chiuso dove vigono certe regole, e non altre, uguali per tutti. Ma, si dirà, la maggioranza Mozzicafreddo è tale in consiglio comunale ma non nella società, dove è invece infima minoranza.

Questa affermazione è ancora più anti democratica di quella che l’ha preceduta, perché esclude in partenza la libertà di pensiero e il libero arbitrio. Cioè dà per scontato che i cittadini di fronte a una buona amministrazione della città non possano manifestare al governo in carica, magari tacitamente, il proprio apprezzamento. Chi la pensa così esprime un pregiudizio, che è il peggiore dei vizi nonché prerogativa dei trinariciuti.

Sciolta una lode al libero pensiero e all’autonomia delle deliberazioni, ci sentiamo di fare altrettanto con Porto Recanati a Cuore, che a quanto sappiamo ha saputo dire no all’ammucchiata che si sta preparando in vista di un obiettivo che non tutti hanno capito. E pensiamo lo abbia fatto in nome della propria libertà di giudizio. Per questo siamo convinti che Rovazzani abbia perfettamente capito quel che si sta preparando in certi ambienti politici e para politici.

Dica pure no al Burchio, Alessandro Rovazzani, perché se è nelle sue convinzioni è anche nelle sue facoltà. Ma lo faccia con motivazioni altre rispetto a quelle dell’ammucchiata. Anche se il puparo non è d’accordo.


lunedì 13 marzo 2017

PdPR e Lenin

PdPR sta per Partito democratico Porto Recanati. Un po’ come SPQR sta per Senatus PopolusQue Romanus. Lenin sta per Vladimir Ilic Uljanov. Che ci azzecca, direbbe Di Pietro, il PdPR con Roma e con Lenin? Con Roma lo vedremo in una prossima occasione, con Lenin lo vediamo adesso.

Diciamo subito che il renziano PdPR negli ultimi anni ha adottato – forse inconsapevolmente – una certa prassi leninista facendo sua una delle massime fondamentali del capo bolscevico, quella di cavalcare e assorbire il movimentismo europeo. Lenin pensava in tal modo di dare un po’ di carica a un proletariato che nell’Europa più avanzata era riluttante a farsi trascinare in avventure rivoluzionarie, perché le paghe erano buone e il proletariato aveva la pancia piena.

Così il PdPR, che avendo notato la tiepidezza dei suoi militanti durante le fasi elettorali si è rivolto ai movimenti locali – li chiamiamo ancora così per non discostarci troppo da Lenin, anche se non sono più che sigle – nella prospettiva di cavalcarli prima e assorbirli poi. Intanto, deve aver pensato il think tank politico del partito, assicuriamoci i loro voti – il resto verrà. Il disegno prevedeva anche di vincere le elezioni, ma il risultato è sotto gli occhi di tutti.

Non diremo però che il PdPR è andato per conquistare ed è stato conquistato – come successe ai Romani con i Greci – perché in giro non vediamo Greci. Diciamo allora che invece di conquistare gli alleati – Uniti per Porto Recanati, Alternativa civica e Paese vero, con la Montali, e questi ultimi due con Giri – ne è stato conquistato. Ma non per la loro cultura, bensì per il loro vitalismo in opposizione a una certa pigrizia del PdPR che l’ha indotto a seguire il movimentismo in tutto e per tutto, pur di non perderne le simpatie.

Ecco allora che il PdPR insegue miti ottocenteschi pur di dimostrarsi all’altezza di quel vitalismo. Oggi sta per cascare nel trabocchetto del comitato per il referendum, che non gli gioverà in alcun modo e che lo porterà verso la deriva movimentista. Per non dire poi che dietro al comitato potrebbero muoversi altri interessi. Ci chiediamo perciò se è tutta farina del suo sacco, perché qualche dubbio lo abbiamo.

E non si parli di esercizio della democrazia, che è una cosa troppo seria per essere trattata in questo modo. Democrazia è una procedura per stabilire chi deve comandare, per cui chi vince governa portando avanti la sua politica, mentre chi perde sta all’opposizione. A tempo debito si stabilirà, sempre attraverso il metodo democratico, se chi governa merita la riconferma oppure se deve essere mandato a casa.

Al movimentismo si può perdonare persino un’opposizione selvaggia – lo vediamo anche a livello nazionale – ma un partito deve avere un suo aplomb. Che non è un qualcosa di esteriore
ma un valore, perché tale è il senso delle istituzioni. Che è lontano mille miglia da una politica basata sul mero risentimento e sull’ostruzionismo.  


mercoledì 8 marzo 2017

Fake News, ovvero pataccari e calunniatori


“Multe per chi diffonde notizie false su social media o siti non espressione di giornalismo online, contrasto dell'anonimato e obbligo per i gestori delle piattaforme informatiche di monitorare costantemente i contenuti che circolano al loro interno. E reclusione fino a due anni per chi si rende responsabile di campagne d'odio contro individui o volte a minare il processo democratico”.

Sono i punti cardine di una proposta di legge contro le cosiddette fake news presentata qualche settimana fa in Senato intitolata “Disposizioni per prevenire la manipolazione dell'informazione online, garantire la trasparenza sul web e incentivare l'alfabetizzazione mediatica”.

“Il provvedimento è un primo passo per aprire un dibattito più ampio che non riguardi solo il mondo politico – ha detto la prima firmataria del provvedimento Adele Gambaro – ma tutti gli attori della società civile. Non vogliamo mettere un bavaglio al web né sceriffi, ma normare quello che è diffuso e non ha regole”

“Internet ha sì ampliato i confini della nostra libertà dandoci la possibilità di esprimerci su scala mondiale – scrivono i legislatori per spiegare la filosofia che li ha mossi – ma la libertà di espressione non può trasformarsi semplicemente in un sinonimo di totale mancanza di controllo, laddove controllo, nell'ambito dell'informazione, vuol dire una notizia corretta a tutela degli utenti”.

Il provvedimento parla di 5 mila euro di multa per i trasgressori e non meno di due anni di carcere e 10 mila euro di multa per i conduttori di campagne d’odio contro le persone. Ci sarebbe ancora da dire molto su leggi e tecnologie per prevenire o reprimere certi comportamenti sui social, ma poi dobbiamo tutti convenire che tornare indietro non si deve perché con una società globalizzata è più facile vivere in pace e prosperità – per dirla con Mark Zuckerberg.

Ma pure bisogna fare i conti con chi con i suoi comportamenti rappresenta una minaccia per la civile convivenza. E allora, se anche non funzionasse la moralizzazione preventiva dei social, ben vengano le multe e il carcere, perché è morale anche punire chi si è macchiato di una colpa grave contro la persona. E chi approfitta dei social per diffondere odio e calunnie deve avere una punizione doppia.  

Perché altro è farsi belli raccontando fole sui propri meriti, altro è calunniare, offendere e gettare discredito sugli altri. E dunque tremate pataccari, provocatori e calunniatori del web.    




lunedì 6 marzo 2017

La darsena e il turismo nautico

Il Piano regionale dei porti parla del turismo nautico, e dice che “negli ultimi anni l’interesse attorno al settore dei porti turistici è cresciuto enormemente soprattutto grazie alla consapevolezza delle ricadute economiche e occupazionali che il comparto è in grado di generare”.

 E ancora. “Numerosi sono i settori economici che ruotano attorno alla nautica da diporto, vedi cantieristica, servizi di manutenzione e settori tipici del turismo come la ristorazione, l’alberghiero, il commercio, ecc”. E poi: “per rilanciare il turismo nautico ed innescare un volano di sviluppo per tutti i settori di eccellenza del territorio, si rende necessario incrementare notevolmente il numero dei posti barca”.

Secondo il Piano, la nostra regione avrebbero bisogno di 4.000 nuovi posti barca. Nelle Marche, le località iscritte nel Piano dei porti sono nove, e tra esse c’è anche Porto Recanati. Ebbene, otto di queste località hanno il porto, mentre Porto Recanati, che ce l’ha nel nome. non ce l’ha nei fatti.

Eppure alcuni anni fa fu fatto un bando di gara internazionale – sotto l’egida della Regione Marche – per l’appalto dei lavori di costruzione del porto. Gara che è stata vinta da un associazione temporanea di società: la Donati Costruzioni di Roma e la Besix di Bruxelles.

Progetto pronto, carotaggi fatti, sembrava si dovesse partire da un momento all’altro, mentre invece arriva una lettera dell’assessore regionale Paola Giorgi che dice: “Stiamo parlando dell'esecuzione di un'infrastruttura privata che coinvolge beni pubblici e un ambiente  estremamente dinamico e sensibile come quello della fascia costiera. Il tratto di litorale di Porto Recanati, in cui è stata richiesta la concessione per un ridosso per la nautica da diporto, è fortemente degradato per tutta una serie di fattori e concause legati a interventi effettuati nei decenni passati senza le dovute valutazioni ambientali e strategiche. L'intervento in questione, la richiesta di concessione demaniale marittima per un ridosso a riqualificazione del waterfront di Porto Recanati, deve seguire tutte le procedure di verifica ambientale, i principi precauzionali e le misure compensative che garantiscano, in ottica sostenibile, interessi pubblici e privati. E la richiesta ha avuto esito positivo, ovviamente nel rispetto delle prescrizioni assegnate, e lo stesso Comune di Porto Recanati è stato ammesso alla successiva fase di progettazione. E’quindi necessario concertare con tutti i portatori di interesse un intervento sostenibile sul lungo periodo e di riqualificazione del tratto di litorale interessato che deve restare un bene a disposizione dell’intera collettività”.


Qui si potrebbero fare una decina di considerazioni, ma per capire come stanno le cose basta concentrarsi sul concetto di “misure compensative”. Ecco cosa si intende per interesse pubblico. I problemi di Porto Recanati non sono di interesse pubblico. Sa qualcuno dire perché?

domenica 5 marzo 2017

La variante sulla linea di partenza


E dunque siamo alla vigilia di una nuova battaglia sulla questione del Burchio, stante che già si parla di firme e di referendum. La variante richiesta dalla Coneroblu potrebbe infatti approdare in consiglio comunale già in questa settimana. Ma quale aspetto metrico avrà quello che possiamo definire il Burchio 2? 

Ciò che in questo momento se ne sa è che ci sarà una riduzione delle cubature e che saranno recepite le osservazioni del Consiglio di Stato e della Provincia. Almeno secondo la richiesta di variante presentata in Comune dalla Coneroblu, il solo documento cui bisogna affidarsi per avere un’idea di che cosa potrebbe essere il Burchio 2. 

E si sa che ci sarà anche una riduzione dell'area edificabile, che da 163.115 metri quadrati passa a 161.091, vale a dire 2.024 metri quadrati in meno. 

La proposta della Coneroblu prevede di edificare per 78.740 metri cubi, a fronte dei 100.147 previsti dal Piano regolatore – 21.407 metri cubi in meno. Ma c'è poi da tener conto del fatto che il Pai ha praticamente tagliato parte dell’area edificabile riducendo le cubature di 31.435 metri cubi,, per cui ne resteranno 47.305. In sostanza, la proposta della Coneroblu prevede un decremento di cubature rispetto a quanto previsto dal Piano regolatore pari a 52.842 metri cubi.

 Inoltre, nella cubatura prevista sono compresi 8.613 metri cubi di edifici già presenti in zona, vedi ad esempio la chiesetta del Burchio. Per cui l'edificato effettivo sarà di 38.892 metri cubi. 

Alcune delle osservazioni, o meglio contestazioni, rivolte al progetto del Resort del Burchio è che per realizzarlo sia stata scelta quella zona mal servita e a rischio idrogeologico, quando invece di aree destinate alle strutture ricettive a Porto Recanati ce ne sono in abbondanza anche in altre parti del territorio. Poi , tra i contrari al Burchio si parla di speculazione edilizia e di consumo di suolo. 

I favorevoli si appellano invece ai risvolti positivi dell'operazione, come ad esempio un deciso rilancio turistico e un incremento dei posti di lavoro. Non si può stare anni e anni in un simile letargo - dicono -, perché è sempre meglio sbagliare piuttosto che non far niente. D'altronde si tratta di un resort, non di una centrale atomica. 

mercoledì 1 marzo 2017

La Democrazia

Al di là di tutte le formulazioni giuridiche e filosofiche che se ne possono fare, il concetto di democrazia può essere racchiuso in due passaggi: chi deve comandare e come deve comandare chi è legittimato a farlo.

Chi deve comandare lo stabiliscono gli elettori con il voto; come si deve comandare lo stabilisce la Carta Costituzionale. Nella sua applicazione pratica, la democrazia è una procedura, una tecnica per la selezione di “chi deve comandare”. E il selezionato ha il diritto e il dovere di comandare, cioè di fare scelte ritenute utili per la collettività dei cittadini e per lo Stato.

In questi giorni, in ambiti politici di Porto Recanati è uscito fuori questo ragionamento, che avendo vinto le elezioni con il 23,64% dei voti, la maggioranza che governa la città – che in consiglio comunale dispone di undici consiglieri più il sindaco, contro i cinque della minoranza – è bensì legittimata a farlo dal punto di vista formale, ma non da quello sostanziale, dal momento che il 76,36 della popolazione le è contro.



Chi pensa di essere abbastanza ferrato in materia, potrebbe aiutarci a capire se quello sopra riportato sia un ragionamento ineccepibile oppure sbagliato. Vorremmo cioè sapere se è corretto dire che il sindaco e la sua maggioranza rappresentano il 23,64% degli elettori e basta. Un’ultima domanda, infine: il Consiglio comunale, chi rappresenta?