venerdì 14 aprile 2017

La Pasqua del solitario

È Pasqua, e nonostante non sia credente voglio fare un fioretto e parlar bene di tutti.

Mi toccherà però essere ipocrita e far finta che nell’ultimo anno non sia successo niente. Devo essere ipocrita perché mi accingo a porgere l’altra guancia pur essendo convinto osservatore del detto “a brigante, brigante e mezzo” e convintissimo assertore della massima che impone di “non benedire chi ti maledice”.

Mi tocca parlar bene – io che sono un impolitico – dei politici dell’opposizione. Gli stessi che durante questi primi dieci mesi di consiliatura si sono affaticati a  presentare mozioni sull’umidità dell’acqua e interrogazioni sulla trasparenza dell’aria.

Roba come la scuola alberghiera, la riqualificazione di Scossicci, la darsena, il recupero della spiaggia, il destino del nostro turismo balneare con l’entrata in vigore della direttiva Bolkestein, lo stato di trasandatezza di piazza Brancondi, gli alberi che deturpano il Corso e le latrine che non ci sono, a loro non interessa. A loro interessa il Burchio, perché col Burchio si spende poco e si realizza molto. Loro fanno a testate per prendere i voti dei montaricini, gli unici, in fin dei conti, che hanno cementificato quella collina. Il Burchio, ovvero la “carrettella” dei nostri politici.

E infatti, tanti sono i voti che hanno preso a Montarice i veri e falsi avversari del Burchio che hanno regolarmente perso le elezioni. Ma la tigna – diceva Max Stirner – è più dura della verga. E allora insistono a perdere elezioni su elezioni e a scappare o a essere cacciati anzitempo da Palazzo Volpini anche quando le elezioni le hanno vinte – tra l’altro non per meriti propri.

Ecco, su tutto questo devo far finta di niente e abbracciare tutti. E devo essere ulteriormente ipocrita non rivolgendo domande imbarazzanti, per cui farò quelle più ovvie. Ad esempio, che pluralismo sarebbe quello che impone a tutti di pensarla alla stessa maniera? Perché tutti dovremmo pregiudizialmente osteggiare l’amministrazione Mozzicafreddo?  

Uno, vado cercando, che mi dica perché pensarla tutti alla stessa maniera è un valore – a me che non credo nei valori. Lasciate che ci sia almeno una voce fuori dal coro, se volete il pluralismo, altrimenti saremmo a quel pensiero unico che in quanto tale renderebbe tutti gli uomini non già più intelligenti ma più idioti. Specialmente se il pensiero unico ricalca le idee di certi maneggioni della politica locale.

Io che sto orgogliosamente fuori dal coro, con il  mio atteggiamento faccio sì che tutto questo non accada, salvando in tal modo il pluralismo delle idee e l’antropologia liberale. Per questo non posso essere ipocrita.

E allora, Buona Pasqua – io che non sono un credente – a tutti coloro che sanno accettare e rispettare anche chi non la pensa come loro; a tutti quei politici che sanno realmente in che cosa consista il progresso; a tutti quegli amministratori che pur nella possibilità dell’errore hanno ben chiaro in mente quale sia il loro compito; ai miei familiari, ai miei parenti, ai miei amici.


Tutti gli altri non dovrò far altro che sopportarli. Per un giorno, però, non di più.         

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