martedì 25 aprile 2017

25 aprile 1945: fine di una guerra civile



Stamattina sono capitato dalle parti di piazza Brancondi e ho notato un gruppo di persone sostare allegramente davanti al Castello Svevo. Ho creduto trattarsi di gente pronta a partire in corteo per celebrare il 25 aprile, festa della liberazione dell’Italia dal nazifascismo. Mi sono sbagliato di grosso, perché si trattava di gente che partecipava a un matrimonio.

Poi ho saputo che il consueto corteo della Liberazione non si teneva per mancanza di porta bandiera e di partigiani ex post. Non mi sono meravigliato né indignato, perché per quel che mi riguarda la liberazione dell’Italia dal nazifascismo è iniziata il 3 settembre 1939 con la dichiarazione di guerra di Inghilterra e Francia alla Germania nazista, con la quale l’Urss aveva invece stipulato un patto di non aggressione e di spartizione dell’Europa dell’Est.

Comunque, la domanda da porre è: la resistenza fu soprattutto una guerra civile? Alla sinistra italiana questa definizione non piace, ma leggiamo come la pensa Claudio Pavone –  lo storico che ha disseppellito la Resistenza dalle macerie della retorica – in “Una guerra civile. Saggio storico sulla moralità nella Resistenza”.

Nell'opera l'autore, già partigiano di sinistra, analizza la Resistenza interpretandola come triplice guerra: patriottica, contro l'invasore tedesco; civile, fra italiani fascisti e antifascisti; di classe, fra componenti rivoluzionarie e classi borghesi. Questa di Pavone è considerata un'opera cardine della storiografia italiana sul periodo 1943-1945 per aver accolto il concetto di guerra civile.  

Pavone dice che tra l'8 settembre 1943, data del Proclama Badoglio, ed il 2 maggio 1945, data della Resa di Caserta, si combatterono in Italia tre guerre  contro tre figure di nemici ben precise e differenti. Le tre guerre furono, come già detto, la guerra di liberazione nazionale, la guerra civile e la guerra di classe.

La guerra di liberazione nazionale, o guerra patriottica, fu combattuta dai partigiani contro lo straniero invasore. Ma il nemico di questa guerra non fu percepito come un semplice straniero bensì anche come il nazista, e questo – secondo Pavone, che in pratica riprende Ernst Nolte – ci porta già sul terreno della guerra civile come grande guerra civile europea.

La guerra civile fu combattuta dai partigiani contro i fascisti, ovverosia tra italiani e contro un nemico ideologicamente connotato dal sistema di pensiero fascista. La guerra di classe viene considerata un aspetto della guerra civile. Infatti, sostiene Pavone, “non tutti gli antifascisti erano socialmente proletari, né tutti erano ideologicamente disposti a far coincidere fascismo e oppressione di classe”.

In questo senso la concezione classista della guerra civile è il modo in cui la frangia comunista della Resistenza visse la lotta al fascismo, considerata lotta del proletariato contro il padronato. In sintesi l'autore afferma nel complesso il valore positivo della Resistenza e la sua importanza decisiva per la riconquista della dignità nazionale e per una vera rinascita della patria.

Tutto questo per dire – secondo noi – che il 25 aprile è ormai un mito logorato.    




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