Alla scadenza dei termini per la
presentazione di eventuali osservazioni alla variante del Burchio, ne sono
state contate ventitré tutte di matrice politica. Siccome sono
stucchevolmente ripetitive e perciò noiose – da quattro
anni stiamo ascoltando le stesse identiche cose – non ce ne occuperemo.
Riprenderemo invece il discorso
iniziato la volta scorsa sui “cementipocriti”, su coloro, cioè, che riguardo al
cemento e all’ambiente hanno atteggiamenti
ambigui o palesemente contraddittori e dai quali abbiamo dimostrato di essere culturalmente diversi.
La volta scorsa abbiamo parlato
di quelli che non vogliono il cemento a Montarice, ma che da quelle parti si
sono fatti costruire fior di palazzi e ville. Cosa che equivale a predicare sì l’amore libero però lontano dalla propria moglie.
Oggi vogliamo parlare del consumo
di suolo, vero e proprio cavallo di battaglia dei cementipocriti. La giunta
Montali era (?) contro la cementificazione e il consumo di suolo, ma non sempre e in
generale, bensì soltanto in occasione della crociata scatenata contro la
Coneroblu. Per questo si dice che chi si oppone a una lobby di solito è amico di una lobby
diversa. Non c’è niente di male, naturalmente, perché ognuno è libero di
portare avanti le proprie idee, che di solito coincidono con i propri
interessi.
Uno dei punti della delibera 46
del 21.11.2014 targata Montali-Riccetti-Berti – quella che ha annullato la
delibera 63 targata Ubaldi e che ha praticamente messo fine alle velleità della
Coneroblu sul Burchio – dice: “In caso di
annullamento il Comune avrebbe la possibilità, alla luce di uno studio volto a
garantire un disegno unitario della città, di regolamentare ex novo l'area
oggetto di Variante, ricavandone certamente maggiori vantaggi (di carattere
urbanistico e finanziario) a seguito
della corretta impostazione della procedura”.
A parte la “carrettella” del “disegno
unitario della città” – come dire che a Montarice si dovrebbero mettere casotti
e ombrelloni – in pratica vi si dice che - se facciamo saltare la delibera Ubaldi
potremo poi edificare sulla stessa area. Magari con meno metri cubi, giusto per salvare la faccia, ma con più soldi
per il Comune. Chi sarà chiamato a costruire ve lo diciamo
dopo.
Il consumo di suolo, come si vede, è stato totalmente dimenticato: solo si dice di voler cementificare seguendo una diversa procedura. Insomma, per andare a Recanati sarebbero passati per Loreto piuttosto che per la strada dei Pali. Più ipocrisia di questa? E i montaricini che dicono? Non ci hanno fatto caso?
Il consumo di suolo, come si vede, è stato totalmente dimenticato: solo si dice di voler cementificare seguendo una diversa procedura. Insomma, per andare a Recanati sarebbero passati per Loreto piuttosto che per la strada dei Pali. Più ipocrisia di questa? E i montaricini che dicono? Non ci hanno fatto caso?
Vediamo ora come nel nostro caso potrebbero
intrecciarsi politica e giurisprudenza, intesa questa come criterio interpretativo
adottato da un giudice nell’applicazione della norma attorno a questioni di
tipo urbanistico.
Recentemente, a Porto Recanati abbiamo
avuto tre avvocati in giunta – tra i quali il sindaco – e uno alla segreteria
generale. Ma non si può dire che abbiano agito politicamente bene. Se fossero
stati meno approssimativi nelle loro valutazioni e più prudenti nei loro
atteggiamenti, oggi sarebbero a Palazzo Volpini. E chissà per quanto tempo
ancora, visto che la sentenza del Consiglio di Stato sul Burchio avrebbe spinto
il Partito democratico a rientrare in maggioranza.
Ma proprio questo è il punto. Veramente
con il duo Montali-Riccetti ancora in sella avremmo avuto quella sentenza? O
meglio, il duo Berti-Riccetti avrebbe funzionato meglio del duo
Passerotti-Berti? No, perché Riccetti non avrebbe costituito nessun valore
aggiunto in chiave politica, mentre Passerotti sì.
In conclusione, il Burchio non è
passato perché a Palazzo Volpini c’era il commissario Mauro Passerotti. La
sentenza del Tar aveva infatti rimesso il resort in sella, e seguendo la stessa prassi
appare per lo meno dubbio che l’avvocato Berti sarebbe riuscito da solo a
strappare una sentenza favorevole al Comune puntando tutto su un’unica aleatoria carta, quella dell’impatto ambientale. Su questa sentenza ci
sarebbe molto da dire, e può darsi che lo faremo.
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