
Eccole, le crociate contro
l’infedele portorecanatese amante del progresso: villaggio outlet di Scossicci,
Centro commerciale del Bivio Regina, rigassificatore, darsena, Parco del Burchio,
ecc. Qui non stiamo a discettare sul valore intrinseco di ognuna di queste
opere, ma reagendo allo stato di sudditanza – dovrei dire di minorità, ma non
lo dico – in cui Porto Recanati versa al cospetto di realtà a sé aliene e
ostili.
Ultimamente ho criticato Italia
Nostra per il suo continuo intromettersi – grazie anche alla presenza in loco di
quinte colonne – negli affari di Porto Recanati, perfino facendo sentire la sua
interessata presenza in più appuntamenti alla Sala Biagetti nell’imminenza
delle ultime elezioni comunali. Da che cosa può essere legittimata un’invadenza
così asfissiante? A che titolo parla questa che è un’associazione privata? Che
valore hanno i suoi giudizi? E perché ascoltarli?
Il grado di civiltà di un popolo
non si ricava dai suoi valori estetici o dalla sua morale, ma dalle sue leggi. Se
un’iniziativa non è vietata dalla legge, perché mai dovrebbe arretrare o
addirittura naufragare di fronte alle valutazioni di associazioni ambientaliste o
di soprintendenze? A che servono gli uffici tecnici comunali, provinciali e
regionali se i loro pareri possono essere resi nulli da una qualsiasi associazione
ambientalista? Non ci sono forse negli uffici tecnici fior
di ingegneri, architetti, urbanisti, geologi, eccetera? E non ci sono le Conferenze
dei servizi a esprimere parere di impatto ambientale di un’opera?
Parlo con cognizione di causa,
avendo avuto diversi e anche turbolenti confronti con la compianta Liana Lippi, soprintendente
ai Beni architettonici e ambientali delle Marche nei primissimi anni 2000 - ai tempi, cioè, in cui si doveva decidere delle sorti
del Capannone Nervi.
Guglielmo Ockam diceva che “è
sciocco moltiplicare arbitrariamente gli enti”, e questa semplice osservazione
fece cadere, per il suo assoluto buon senso, tutto il grandioso sistema
cosmologico aristotelico-tolemaico. Ecco: a che servono le associazioni e gli
enti che si occupano di urbanistica quando già ci sono innumerevoli valenti tecnici
a interessarsene?

E cosa disse Moreno Pieroni – che
a suo tempo fece carte false per boicottare il rigassificatore di Porto
Recanati – all’assemblea delle Marche il 17 maggio 2011 a proposito del
rigassificatore di Falconara? Esattamente questo: “… se si parlerà
semplicemente di un rigassificatore diremo no (intendendo noi socialisti), se
invece parleremo di un contesto energetico inserito in un confronto forte con
la proprietà (cioè con l’Api di Brachetti Peretti), saremo pronti a dare delle
risposte e magari a modificare anche i
nostri pareri”. E infatti li modificarono, un po’ come Alberto Sordi in Tutti a casa.
Detto questo, c’è anche da dire che tutti quelli che si vantano di aver fermato la Gaz de France farebbero bene a essere più cauti, perché dovrebbero prima parlarne
magari con Gianni Letta.
Concludo ricordando un evento che
avrebbe potuto cementare lo spirito di popolo
dei portorecanatesi, sempre pronti ad azzuffarsi ma mai disponibili se c’è da
far sistema per conquistare qualche importante traguardo. Parlo della
costituzione del Comitato per Ancona,
che ha avuto tra i fondatori più importanti Giovanni Giri e Roberto Annibaldi. Lì sì era stata trovata un’unità di intenti tra tutte le componenti della
società portorecanatese.
Ma si trattò di un entusiasmo effimero,
perché la riduzione del numero delle provincie è saltata e Porto Recanati ha
potuto salvarsi dall’andare a finire in Provincia di Ascoli Piceno. Ma in
compenso è caduta di nuovo nel baratro della incomunicabilità politica e
sociale.
Oggi nemmeno il porto riscalda i
cuori, perché ci sono gli amici di Italia Nostra che vanno girando col “cariolo”
carico di panetti di ghiaccio.
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