
Il servizio uscì 18 dicembre 2010
sulle pagine dedicate al 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Ricordo
soprattutto un episodio, di quel lunghissimo colloquio telefonico, lo stupore dei
due colleghi quando dissi loro che a Porto Recanati avevamo quasi il 23% di
residenti stranieri. “Non sembra verosimile – dissero. Quassù, in Lombardia, si
fa casino per un 6-7%”.
Facciamo ora un salto fino a
oggi. Mercoledì mattina ho seguito la trasmissione di Rai 3
Agorà, dove c’era qualcuno collegato che si lamentava perché nel suo intonso
paese – 400 anime – volevano mandare 26 immigrati. Parliamo di un 6,9% del
totale. In studio gli ospiti si sono subito scatenati chi pro chi contro l’immigrazione,
ritenuta mortifera da una parte e salvifica dall’altra. Il conduttore Gerardo
Greco di fronte a cotanta foga si è giustificato dicendo: “Che volete, questa è
una trasmissione di pancia”.
Il giorno prima, Beppe Grillo
aveva giustificato un suo parlamentare un po’ agitato e aggressivo dicendo che
il loro è un movimento di pancia.
Ora torniamo al nostro quasi 23%
di immigrati. Il 2 aprile scorso – in considerazione del fatto che Lampedusa
con 266 stranieri su circa 6.000 abitanti era stata candidata al Premio Nobel
per la Pace – mi buttai e scrissi ch è tempo che sia Porto Recanati a essere candidata
allo stesso premio, dal momento che di stranieri residenti ne conta 2.788.
Dieci volte più di Lampedusa con poco più del doppio di abitanti. Salvati
cielo, i soliti trinariciuti me ne hanno scritte di tutti i colori. Tutto
cestinato, ovviamente.
Io ritengo che il mio sia stato
un intervento assolutamente razionale e quindi non pretendevo che potesse
essere capito da certa gente. Gente di pancia, come si continua a dire con una
certa insistenza, che proprio per questo avrebbe potuto giudicare il mio come
un discorso di pancia.
Non mi avrebbe fatto piacere,
ovviamente, perché sappiamo tutti di che tipo di rumori e di odori è capace la
pancia.
Ma nonostante ciò – e volevo arrivare
proprio a questo – sembra che i nostri sindaci di questi rumori e odori non
possano fare a meno e quindi si sono buttati anche loro a celebrare la pancia.
Ma un Comune di pancia non può far altro che dar sfogo all’irrazionale. Ne
abbiamo bisogno?
Ora, dato alla pancia ciò che è
della pancia, cerchiamo – noi che siamo impegnati a darci un diverso decoro – di
rimetterci sul piano del razionale, che è quello di conoscere l’ambiente in cui
viviamo: i suoi problemi, i suoi bisogni. Questa è trasparenza, non certi
artifici contabili o l’orario in cui bisogna pulire le latrine pubbliche.
Torniamo dunque alle percentuali
di cui sopra. Sono da far venire i brividi.
Da tempo immemore andiamo dicendo
che a Porto Recanati serve un osservatorio sull’immigrazione, ma sembra che
questa trasparenza non piaccia a nessuno. A Porto Recanati è più facile trovare
un chilo di cocaina che un chilo di panocchie, ma questa esilarante realtà non
preoccupa nessuno.
Qui servono le scogliere, prima
che il mare ci porti via, ma l’argomento non sembra di attualità. E che dire
dei fiumi e dei fossi? A qualcuno fa addirittura comodo che siano allo stato
brado, cosa che gli consente di rallegrarsi per il fatto che la nostra città non è
più bandiera blu.
E del porto, che ce ne frega? A
noi non interessa il turismo, noi abbiamo sposato il modello Guzzini: alberi
sul bagnasciuga e costumi di canapa grezza. A tutto questo porta il parlar di
pancia.
Nei prossimi giorni parleremo della difesa
della costa e poi del porto, visto che della scuola non possiamo più parlare.
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