Fino al punto di accettare la
formazione di una coalizione assolutamente eterogenea con dentro Pd, UpP, Alternativa civica, Paese vero e Partito socialista – mancando di poco
l’alleanza con Porto Recanati a Cuore – con l’appoggio diciamo così esterno
della Destra di Anna Rombini – molto
attiva nel distribuire i "santini" della sinistra – dei notabili del Pdl,
di spezzoni di Alleanza Nazionale e di altri settori della destra. Dall’altra
parte il sindaco uscente Ubaldi con quel poco che rimane. Vince a mani basse la
Montali, naturalmente, ma il seguito è tutto da raccontare.
Sin da subito si capisce che una
volta al potere niente è più come prima. Mentre l'assessorato alle politiche giovanili viaggia da un nome a un altro, Feliciotti rifiuta gli incarichi conferitigli dal sindaco aprendo già da subito un
caso che assumerà proporzioni gigantesche in consiglio comunale con l’uscita dall'aula consiliare di due consiglieri del Pd – tra cui il segretario politico – durante la votazione per la variante del
Burchio. Come ormai noto, il Pd non era contrario al Burchio, ma pur tuttavia ha ceduto la
poltrona di sindaco a Montali e quella determinante di assessore all’urbanistica a
Riccetti, due che al Burchio erano assolutamente ostili.
E proprio il Burchio, che aveva favorito
il coagularsi di una coalizione che non avrebbe potuto stare insieme nemmeno
con l’Attak, da quel momento diventa motivo di rottura all’interno della
maggioranza.
In poco tempo scoppiano i casi Khai, Dicearco e – il 13
marzo 2015 – quello più clamoroso del Plein Air, che coinvolge un assessore e che in
un paese normale avrebbe comportato l’intervento della magistratura. Ma il
sindaco Montali si prodiga a ridimensionare il caso mediante un comunicato del
14 marzo che però viene contraddetto clamorosamente due giorni dopo da una nota di Uniti per
Porto Recanati, che dice di voler andare al fondo della questione. Non
succederà niente, naturalmente, ma intanto si è creato un precedente.
Il 2 aprile brilla il caso
farmacia con la nomina a presidente di Gaetano Agostinacchio a opera del sindaco. Il
giorno dopo arriva puntuale la contestazione da parte di UpP, che Agostinacchio proprio non lo vuole. Dato il
precedente, ce ne sarebbe abbastanza per dichiarare lo stato di crisi della
maggioranza. Ma Montali tiene duro.
Sorvoliamo sul caso delle clamorose delle dimissioni di tre assessori - poi rientrate -, del presidente e del consigliere appena nominati della commissione farmacia per non sembrare sadici.
Il 16 aprile il Pd passa all’opposizione seguito poco dopo da Attilio Fiaschetti. Ancora una defezione e Montali cade. E
che fa il sindaco? Invece di tenersi buoni i due assessori Dezi e Canaletti –
in posizione contestataria nei confronti di UpP – e assegnar loro le deleghe
lasciate vacanti da Fiaschetti, le attribuisce a Palestrini, che tra l’altro nemmeno
figura tra gli eletti. Canaletti, nel frattempo, era stato messo sotto la tutela di un presunto esperto di Grottammare.
Il 14 maggio – dopo una serie interminabile
di scaramucce con UpP – anche Dezi e Canaletti se ne vanno ponendo fine all’amministrazione
Montali. Si va al commissariamento e alle elezioni dopo un anno: cosa che a UpP
sembra non dispiacere in modo particolare.
Ci fermiamo alla storia politica,
ma di cose da dire ce ne sarebbero da riempire un paio di libri. E allora, serve altro per capire di che razza di politica si sta parlando? Non solo abbiamo visto come tra coalizioni antagoniste scorra l’odio
ideologico, ma anche che tale odio ha alimentato e caratterizzato i rapporti
all’interno delle stesse coalizioni e tra gruppi politici affini. Altro che spirito di servizio, è ancora il potere, e forse anche la vanità, a esercitare un irresistibile fascino.
Errata corrige:
RispondiEliminaLa Montali alla prima conferenzastampa come candidato sindaco alla " Dolce Vita" sul Burchio aveva detto tutt'altro.
Lo so, amico delle 20.42. Ma poi ha cambiato atteggiamento. L'avvocato Berti l'ha rassicurata ed ha aspettato fino all'ultimo secondo utile prima di portare la variante in consiglio comunale. D'altronde non poteva fare altrimenti. Il Pd avrebbe dovuto far chiarezza con lei prime che parlasse con Berti. D'altronde in politica la coerenza non è un valore assoluto. Non la colpevolizzerei per questo.
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